In bici a Voghera per non dimenticare la morte del piccolo Richard. Appello di mamma e papà al ciclista misterioso: “Per favore, si faccia sentire”
Sabato mattina l’iniziativa organizzata dalla Fiab sulla sicurezza stradale. Presenti i genitori del 13enne travolto da un camion mentre pedalava
VOGHERA. C’è voluto un grande coraggio a tornare lì, e lì restare mentre, ancora una volta, qualcuno posava i fiori all’incrocio maledetto, quell’angolo tra via Papa Giovanni XXIII e corso Rosselli dove, la mattina del 2 ottobre, un camion aveva travolto e ucciso il loro figlioletto Richard, tredici anni, che era in bicicletta con il fratellino. Il papà Roy Camellini e la moglie Rosita, con la forza e la dignità dei giusti, ancora una volta hanno lanciato un appello a quel ciclista che era appena transitato e che forse potrebbe gettare una luce diversa sulla dinamica dell’incidente. Ma Roy e Rosita, ieri mattina, erano in quell’incrocio mortale anche per testimoniare i pericoli che i ciclisti – che siano bambini, adulti, anziani – affrontano ogni giorno nelle città. E Voghera, va detto, non si distingue per una particolare sicurezza. Anzi, pedalare è pericoloso, le piste ciclabili sono poche e mal pensate come quella dove poi è accaduto l’incidente a Richard.
«Non deve succedere di nuovo», è stato il messaggio di questi genitori coraggiosi, messaggio che è stato sostenuto proprio sabato dalla manifestazione della Fiab vogherese che, insieme agli amici di Pavia, ha percorso le strade cittadine da piazza Duomo fino all’incrocio di corso Rosselli e poi ancora in piazza. “Sicurinbici”il nome dell’iniziativa, un nome che è un programma importante ma che ieri era anche un colpo al cuore se si pensa che la sicurezza, per i ciclisti, è ancora un obiettivo molto distante. Fiab Voghera ha iniziato, con questa biciclettata, una serie di iniziative che avranno il fulcro con gli incontri nelle scuole. Anche l’assessora alla Scuola, Simona Virgilio, era presente. Ma il fatto vero, forse l’unico, è che Voghera, e le altre città, non sono a misura di ciclisti. Chi viaggia all’estero, sa perfettamente che altri Paesi – per dirne due: Olanda e Belgio – considerano il ciclista davanti al pedone e all’automobilista. Da loro bisognerebbe imparare. —