Fango, botte ma anche spirito cavalleresco: Davide Ottini racconta il “suo” calcio storico

foto da Quotidiani locali

Davide Ottini è l’unico pavese - per quanto ci risulta - a giocare in un campionato di calcio storico. «Questo sport è una battaglia, nel vero senso della parola – spiega il 46enne sindacalista Cgil ed ex consigliere comunale –. Sono un calciante, così si chiamano i giocatori di questo sport e faccio parte della prima linea. Abbiamo il compito di preparare la strada a chi è designato per andare in meta. Per farlo dobbiamo abbattere letteralmente il nostro avversario, che si può colpire a mani nude, con calci, ginocchiate e gomitate o immobilizzarlo nella lotta a terra.  Non vale colpire genitali e parti basse, nemmeno valgono le testate ed essere due contro uno». Nella partita contro Brescia, due giocatori sono finiti all’ospedale.

Il pugilato, l’altra passione

Ottini, che gioca nell’Harpastum di Rimini, si è avvicinato al calcio storico per caso. «Da circa due anni sono tornato al mio vecchio amore, la boxe, combatto negli over 40 – spiega – mi alleno nella palestra di Fabio Hage, che ringrazio, a San Genesio. Ilmio maestro è Claudio Alberton della Born to fight di Milano. In questa mia seconda giovinezza sportiva ho iniziato a praticare anche pugilato a mani nude, che in Italia non è riconosciuto, ma all’estero è molto praticato. Sono diventato allievo e amico di uno dei pochi professionisti, Luca Bergers, che è capitano del Rimini. Valutando la mia sana lucida follia e vedendo le mie doti di combattente, mi ha coinvolto nel calcio storico. Mi è piaciuto e ora mi alleno con loro una volta alla settimana».

“Iron Dave”, così è chiamato Ottini, ogni mercoledì terminato il lavoro raggiunge Rimini per allenarsi un’ora e poi rientrare a Pavia. Per il resto si allena due volte a Pavia e tre a Milano. «La prima partita l’ abbiamo persa con i “Neri” di Brescia, in quanto le squadre derivano i nomi dai colori delle proprie città, 14-12 ed io ho anche segnato. Di questo sport apprezzo lo spirito di gruppo, la fratellanza, perché un compagno non si lascia mai solo in una partita. La prossima gara sarà a Roma a febbraio».