Ron ritorna ad abbracciare Garlasco. Il concerto, la sua scuola e tanti ricordi
I croccanti “brasadé” preparati in casa dalla nonna Emilia sono il simbolo più autentico del solido legame fra Rosalino Cellamare, in arte Ron, e Garlasco e la Lomellina in generale.
Legame che parte da lontano, da Dorno, dove il cantautore è nato nell’agosto di settant’anni fa, e si sposta nella limitrofa Garlasco, dove ha scritto le sue più belle canzoni e dove nel 2010 ha dato vita all’associazione “Una città per cantare”.
Domenica 5 febbraio lo stesso Ron e un gruppo di allievi inaugureranno la stagione primaverile del teatro Martinetti di via Ss. Trinità. Per il “Tributo a Ron” gli allievi e gli insegnanti della scuola di musica saliranno sul palco alle 17 per eseguire le più belle canzoni dell’autore di “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, con cui nel 1996 vinse il Festival della canzone italiana di Sanremo.
In vista di questo appuntamento, Rosalino racconta le sue radici lomelline senza dimenticare quelle pugliesi, contraddistinte dal commercio di olio d'oliva gestito per anni dal padre Savino. Con un immancabile riferimento all’ultimo album di inediti, “Sono un figlio”, parte del progetto artistico per i 50 anni di musica dell’artista che comprende, tra l’altro, un tour teatrale e una doppia raccolta dei suoi successi.
La canzone “Attenti al lupo”, scritta da lei e portata al successo da Lucio Dalla, può definirsi autobiografica?
«Senza dubbio. Ho scritto questo brano nel 1990 pensando a mia nonna Emilia Rognoni, cui sono stato molto affezionato. Quando sono entrato giovanissimo nel mondo della musica, a soli sedici anni, mi chiedeva sempre che cosa facessi, dove avessi cantato, chi avessi conosciuto. Quella “donnina piccola così” era mia nonna Emilia, originaria di Gropello Cairoli: aveva lavorato come mondina nelle risaie della Lomellina e aveva anche raccolto il tabacco. Ho dedicato questa filastrocca in note a quella donnina “con due occhi grandi per guardare”».
Si ricorda il momento esatto in cui scrisse la canzone? «Un giorno ero a casa sua, distante pochi metri dalla mia abitazione. Mi aveva preparato il tè e i suoi fantastici “brasadè”, biscotti che racchiudono i sapori più autentici della nostra terra. Quando sono uscito, mi sono soffermato sulle “finestrelle colorate” di casa sua e ho notato che una era più piccola di quella accanto. Così sono entrato in casa e ho iniziato a buttare giù al pianoforte una musica che riecheggiava “Englishman in New York” di Sting. Subito dopo, in fretta, ho steso il testo che esaltava in qualche modo mia nonna Emilia. Non avevo ancora deciso il destino di quel brano quando, pochi giorni dopo, Lucio arrivò a casa mia. Gliela feci ascoltare e lui mi chiese: “E adesso che cosa fai di questa canzone?”. Risposi che non avevo ancora un’idea. “Allora me la prendo io”, tagliò corto. E tra la fine del 1990 e l’inizio del 1991 diventò un successo da un milione e mezzo di copie».
Il suo vincolo affettivo con Garlasco è proseguito con la fondazione della scuola musicale.
«Il laboratorio musicale dell’associazione “Una città per cantare” è nato nel 2010 con vari obiettivi, fra cui diventare un punto di riferimento per chi ha voglia di scoprire il suo talento nell’ambito delle discipline musicali. Da anni vediamo decine di nuove voci esibirsi sul palco dei vari talent musicali, come Amici, X Factor e altri: questi strumenti vanno bene, ma credo che si privilegi troppo l’immagine rispetto al talento autentico. Non me ne vogliano gli autori e i conduttori di questi programmi, ma lo scopo del nostro laboratorio musicale è altro: aiutare questi giovanissimi cantanti a puntare sulla voce e sulle loro capacità. Dopo i due anni difficili di pandemia, stiamo tornando ad accogliere ragazzi e ragazze di buon livello artistico, cui voglio trasmettere la mia infinita passione per la musica. Perché la musica è la vita che scelgo ogni giorno per me: comporre un mosaico con le canzoni, che a volte possono farci piangere o sperare e che, in fondo, rivelano l’essenza più intima di noi».
E a fianco di questi giovani tornerà a suonare nella sua Garlasco…
«Domenica 5 febbraio sarò sul palco del teatro Martinetti con gli allievi della scuola musicale: fra l’altro saranno dieci anni dal concerto che, proprio qui, diede inizio al tour per l’album “Way out”. Per me è sempre una grande emozione, anche perché la nostra scuola si trova a pochi passi dal teatro, all’interno del centro polifunzionale di via Ss. Trinità. Per me come per moltissimi garlaschesi la riapertura del teatro nel 2005 è stato un evento storico. Ogni volta che metto piede in quella che era chiamata la piccola Scala della Lomellina rimango a bocca aperta: la sua acustica è fenomenale, così come l’intera struttura. Suonare al Martinetti di Garlasco è e sarà sempre un grande onore».
Quando Ron cantava alla parrocchia di Ottobiano
Ron, agli albori della carriera, ha cantato in molti paesi della Lomellina. Particolarmente forte era la sua amicizia con il parroco di Ottobiano don Tarcisio Baratti, che lo ha invitato spesso a esibirsi sul palco del cine-teatro parrocchiale. Maurizio Nava, cantante del gruppo “Gli occhi blu” che ha conosciuto Rosalino nella prima metà degli anni Settanta, ha scovato una fotografia (a fianco in basso) che ritrae un ventenne Ron fra don Tarcisio e il garlaschese Pietro Emilio Franchioli. «Andavamo a imparare musica dalla maestra Adele Bartoli: poi l’ho visto varie volte qui a Ottobiano – ricorda – Ed è curioso che, negli anni scorsi, mia figlia Elisa sia stata un’allieva della scuola fondata proprio da Ron a Garlasco». Nella foto in alto, Rosalino è con il padre Savino e, a destra, nella sua scuola di musica.
La carriera – Cantante e autore di pezzi storici del pop italiano
Un Festival di Sanremo (“Vorrei incontrarti tra cent’anni” nel 1996) e un Festivalbar (“Anima” nel 1982). Il tour “Banana Republic” con Dalla e De Gregori nel 1979 e il “Fab four tour” con Pino Daniele, De Gregori e Fiorella Mannoia nel 2002. Sono le tappe principali della carriera del cantautore lomellino, che nel 1970, non ancora 17enne, sbarca a Sanremo con "Pa’ diglielo a ma’" a fianco di Nada. L'anno successivo, a “Un disco per l’estate”, presenta “Il gigante e la bambina”. Poi “Piazza Grande” e l’inizio della grande amicizia con Lucio Dalla, che sceglie il nome artistico dell’amico Rosalino: Ron. Tanti i successi degli anni Ottanta: “Una città per cantare”, “Al centro della musica” e “Joe Temerario”. E negli anni Novanta.
Umberto De Agostino