La spesa tra aumenti e tasche vuote: «Arrivare a fine mese è più difficile»
il reportage
PAVIA. Che a fine mese si arriva a fatica lo dicono anche i commercianti: «La quarta settimana è quella tragica», dice Roberto Asti, venditore di pasta e ravioli artigianali all’ombra del Duomo. Poi mette sul banco i suoi conti: «Nei sette giorni precedenti ho venduto duecentoventi chili di prodotto. Questa settimana arrivo a stento a centosessanta». Di aumenti, inflazione e rincari soffrono anche i pensionati: «Aumenta tutto ma non la pensione», dice Giovanni Molina, sessantottenne alle prese con le compere del sabato tra le bancarelle di piazza Petrarca. «Per risparmiare ho cambiato abitudini di spesa, vado al mercato per risparmiare e il resto preferisco comprarlo al discount». Nella stagione dei rincari che sembra non terminare, questo il malumore che serpeggia tra chi deve fare i conti con un assegno che vale sempre meno.
L’inflazione
Inflazione in leggero calo ma indice dei prezzi in salita: le statistiche dell’Istat descrivono così il quadro economico di gennaio, con la buona notizia dei beni energetici (luce e gas) che si fanno meno esosi. Ma la percezione di chi si aggira tra cassette di frutta, abiti appesi e casalinghi in bella mostra è diversa. «Ho pagato 1.096 euro di gas, e adesso aspetto di sapere quanto dovrò sborsare per gennaio e febbraio», dice Sara, che si sposta tra i banconi con la sua bicicletta carica della spesa del week end. In viso una mascherina, come ai tempi del Covid: «Io vivo con la minima – aggiunge – tra rincari e bollette arrivare a fine mese non è facile».
Tra banconi che riversano ortaggi, camion carichi di rosticceria e venditori alle prese coi clienti, in molti stringono la cinghia: «A fine mese non resta niente», dice Vittorio, pensionato reggino di 76 anni che si allontana da piazza Petrarca con un solo sacchetto. Dentro qualche carciofo e un limone: «Tra spesa e bollette rimane poco e nulla da mettere da parte. In più mio figlio non lavora, così cerco di aiutarlo. Cosa vuoi che rimanga in questa situazione?».
Per alcuni, la spesa del fresco non va più a peso: «Ci sono clienti che non chiedono più un chilo di frutta, ma tre o quattro clementine. I cordoni della borsa si sono stretti», dice Bruno Occhiuzzi, fruttivendolo in piazza Petrarca. «Il clima ha fatto rincarare gli ortaggi che hanno bisogno di acqua, come peperoni e melanzane».
Chi coltiva il prodotto che poi vende al mercato sa di cosa si parla: «La clientela è diminuita. I prezzi, cresciuti» racconta Maria Pia, circondata da cassette di merce su tre lati in piazza Duomo. La merce che vende è prodotta dalla sua azienda agricola, e a complicare il quadro ci si mette anche il cambiamento climatico. «I carciofi hanno raggiunto prezzi esagerati, la siccità estiva ha i suoi strascichi anche adesso. La produzione di arance è a un terzo dell’ordinario come le mele, che si vendono bene fino a primavera inoltrata».
La coda dell’inverno
Le temperature impazzite sembrano ancora in grado in grado di giocare brutti scherzi prima che si faccia primavera: «Il clima di queste settimane sta anticipando la fioritura di frutta primaverile, gli alberi hanno già le gemme. C’è da sperare che l’inverno non tiri un colpo di coda giusto ora, comprometterebbe albicocche e ciliege». Con un conseguente aumento dei prezzi. «Da cliente – conclude la commerciante – me ne accorgo anch’io che la vita si è fatta più cara. A metà mese devi cominciare a fare i conti».
Mezzogiorno, i venditori sbaraccano le piazze. Roberto Asti mette via le poche fettuccine rimaste invendute. «Le farine hanno raggiunto prezzi impensabili, per non parlare della ricotta», aggiunge Roberto Asti. «Per questo nei mesi passati un ritocco al prezzo dei ravioli c’è stato».
In piazza del Carmine, i coltivatori di Campagna amica sgombrano i bancali: «Noi abbiamo deciso di assorbire i rincari di fertilizzante e gasolio per non avere ricadute sul cliente», dice Francesco Montagna, mentre stipa il furgone di verdura e barattoli di miele. «Ma un calo di vendite c’è stato. La gente compra di meno». —