Il tecnico del Casteggio: «Gli allenatori? Nei dilettanti solo uno su dieci è scelto per meriti»
foto da Quotidiani locali
Schietto, pungente e mai banale. Alessandro Pagano, dopo aver condotto il Casteggio verso il “doblete”, è pronto a pilotare i gialloblù nella nuova avventura in Eccellenza. Il suo sguardo tocca poi altri temi d'attualità calcistica, con la consueta sincerità.
Con quale spirito affronterete Eccellenza?
«Sarà una sfida nuova, dopo due campionati vinti. Ci scontreremo con realtà consolidate e attrezzate, dovremo scordarci il Casteggio che possa primeggiare, l'obiettivo sarà la salvezza. L'entusiasmo deve essere la nostra arma principale».
Soddisfatto del mercato?
«Abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Non avendo le disponibilità di altre società, abbiamo inserito giocatori funzionali, a chilometro zero, nel senso che arrivano dal nostro territorio. Peccato per una chicca che potevamo chiudere, ma non ci siamo riusciti».
Chi la incuriosisce di più tra i nuovi arrivi?
«Negri lo volevo da tre anni. Di Lorenzon mi hanno parlato tutti bene e Bargiggia lo ricordo da avversario, sono contento di poterlo allenare. Buscaglia lo conosco, spero che faccia meglio a calcio che a padel».
Ha lasciato la squadra Mario Rebecchi, che inizia la carriera di allenatore nelle giovanili dell'Inter. Quanto perde il Casteggio senza il suo capitano?
«Sono contento per Mario, che ha tutte le capacità per fare l'allenatore. E' chiaro che noi perdiamo il giocatore più forte della rosa, uno che per 60-70 minuti fa la differenza in Eccellenza, e sono convinto che ci avrebbe fatto vincere almeno 6-7 partite in casa, dove si esaltava particolarmente, tra gol, assist e punizioni, senza dimenticare la sua presenza carismatica nello spogliatoio. E' come se al Milan togliessimo Leao, o all'Inter Lautaro. Uno come Mario non è rimpiazzabile».
Chi erediterà la fascia di capitano di Rebecchi?
«Magari la ritiriamo. Penso che il nuovo capitano sarà uno della mia "gang”, il mio gruppetto di ragazzi più fidati».
Dopo i due titoli vinti col Casteggio, ha ricevuto qualche proposta da altre società?
«Ho avuto qualche pourparler, ma nulla di concreto. A Casteggio sto bene, e la mia priorità era restare qui. Poi, devo dire che in questo sottobosco del calcio dilettantistico su dieci allenatori, sette allenano perché portano lo sponsor, due perché conoscono il direttore sportivo e uno per meritocrazia».
Si diverte ancora in questo mondo?
«Il calcio è la mia passione, e mi diverto sempre, ma certe cose mi lasciano l'amaro in bocca. Io faccio l'allenatore principalmente per passione, non voglio farlo per professione. L'idea di andare a 200 chilometri da casa, con la prospettiva di essere esonerato dopo tre domeniche, non mi alletta per niente. Preferisco stare vicino a casa, in un contesto serio e familiare. È più facile che, in futuro, possa diventare maestro di padel piuttosto che allenatore professionista».
Da ex giocatore rossonero e beniamino della tifoseria, è contento per la Voghe promossa in serie D?
«Avevo detto con largo anticipo che avrebbe vinto il campionato. Mi fa molto piacere, sono sempre legato alla Vogherese e ai suoi tifosi».
Come vede il prossimo torneo di Eccellenza?
«Sarà un girone di ferro, la nuova regola dei giovani, con solo due under in campo, alzerà il livello tecnico. Per il vertice, la Solbiatese è davanti a tutti, poi ci sono tante altre squadre attrezzate come Pavia, Oltrepo, Magenta e Saronno. Noi cercheremo di rendere la vita dura a tutti, puntando sull'entusiasmo della neopromossa e sul fattore campo».