«Lui progettava di ammazzarmi: gli hanno tolto il braccialetto elettronico, ora ho paura»
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Pavia, donna vittima delle minacce del fratello. Via il dispositivo di controllo prima del processo per tentato omicidio
PAVIA. Si sente una miracolata, salva solo perché quella mattina di luglio doveva accompagnare il marito in ospedale sul tardi e quindi non uscì di casa presto per andare al lavoro. Il fratello, accusato di stalking, porto abusivo di arma e tentato omicidio, era appostato dall’alba davanti all’ingresso di casa, con una pistola carica, dopo che per tutta la notte aveva mandato, come ricostruisce la procura, messaggi di minacce. E ora che il giudice ha deciso di togliergli il braccialetto elettronico, che era stato applicato su richiesta della procura come misura di sicurezza, la sorella è precipitata di nuovo nell’incubo.
La decisione di togliere il braccialetto era arrivata ai primi di marzo in via provvisoria (per un intervento chirurgico che l’uomo doveva eseguire) e poi in via definitiva l’11 marzo. Da quanto risulta non è stato chiesto il parere della procura.
Martedì l’udienza
La questione sarà di nuovo sollevata dall’avvocato della donna, Luigi Fornari, che ritiene l’uomo socialmente pericoloso, martedì 19 marzo in tribunale, quando sarà celebrato il processo in abbreviato, davanti alla giudice Daniela Garlaschelli, a carico di G. Z., medico di 61 anni di Pavia (che non esercita da tempo), che la mattina del 25 luglio 2023 esplose un colpo di pistola per strada, scendendo dalla sua auto, in via Bonetta, nella zona di Porta Calcinara. Per la procura quel colpo di pistola fu esploso dopo che l’uomo cercò di compiere un assassinio, senza riuscire nel suo intento.
L’imputato, che è difeso dall’avvocato Daniele Cei, ha chiesto il rito abbreviato condizionato alla perizia del consulente psichiatrico Matteo Pacino, che ha avuto in cura l’uomo, da mesi ai domiciliari in una comunità a Lecco. La sorella, al pari di altri familiari, riceveva da tempo messaggi di morte, ma quella mattina di luglio il fratello si sarebbe spinto oltre, appostandosi sotto casa sua con la pistola per oltre un’ora. Un’accusa, quella di tentato omicidio, che la procura ha contestato a conclusione di indagini eseguite a tempi record per l’applicazione del Codice Rosso.
Le persecuzioni
Secondo le indagini della procura i familiari dell’indagato (si omettono le generalità solo per tutelare le vittime del reato) ricevevano da tempo minacce. Una situazione degenerata dopo la morte del padre dell’indagato, che per anni lo aveva sostenuto anche economicamente. La notte prima dello sparo in strada l’indagato aveva chiamato più volte la sorella sul telefono e non riuscendo a mettersi in contatto con lei aveva mandato, all’alba, dei messaggi al cognato. Messaggi in cui minacciava i familiari di morte. Poi, secondo quanto ricostruito dalla procura, l’uomo, che abita nella zona di Porta Calcinara, avrebbe cercato di mettere in pratica le minacce andando sotto casa della sorella, che abita sempre in città. Una telecamera lo ha immortalato in attesa, per oltre un’ora, sotto l’abitazione. Poi il medico è tornato verso casa sua e in via Bonetta ha esploso un colpo di pistola (una Tanfoglio calibro 9X21, denunciata ma con il permesso per detenerla scaduto da tempo) mentre scendeva dall’auto. Sentito subito dopo i fatti aveva spiegato che quel colpo era partito per sbaglio e aveva negato le minacce ai familiari.
«Come Alice Scagni»
La sorella chiede da tempo un intervento delle istituzioni per la presa in carico dell’uomo come paziente psichiatrico. In una lettera inviata al Cps, all’Ats, all’Unità operativa di psichiatria, al sindaco del Comune di Pavia e ai Servizi sociali, la donna chiede il ricovero del fratello in una struttura terapeutica e di cura. Nella richiesta di aiuto la vittima fa il paragone con la vicenda di Alice Scagni, uccisa a Genova dal fratello. «Alice è morta ma io sono sopravvissuta – è la chiusura della lettera –. Chiedo aiuto a tutte le istituzioni per prevenire un ulteriore femminicidio».