Omicidio Ibrahim, battaglia in aula su intercettazioni e testimonianze
PAVIA. Una trentina di testimoni, 66 conversazioni telefoniche che la procura ritiene rilevanti e sei udienze per arrivare alla verità giudiziaria. Si è aperto ieri mattina il processo in Corte d’Assise che dovrà vagliare le responsabilità sull’omicidio di Ibrahim Mohamed, il 44enne di origine egiziana ucciso a colpi di pistola e fucile in un capannone a Cassolnovo e trovato senza vita, il 14 gennaio del 2023, nella sua auto bruciata alla frazione Morsella di Vigevano. Un delitto, secondo l’ipotesi del pubblico ministero Andrea Zanoncelli, in cui avrebbe avuto un ruolo una intera famiglia di Cilavegna, ora sotto accusa per omicidio volontario. Questo processo riguarda tre imputati, ieri presenti in aula: Antonio Rondinelli, 65 anni, il figlio, Claudio Rondinelli, di 40 anni, che avevano rinunciato all’udienza preliminare andando così subito a dibattimento, e Carmela Calabrese, moglie e madre dei primi due imputati.
Gli altri imputati
Un altro coinvolto, figlio e fratello degli imputati, Massimo Rondinelli, 35 anni, era stato condannato in abbreviato dal giudice Luigi Riganti a 19 anni di carcere, mentre un quinto imputato, Luigi D’Alessandro, fidanzato di una delle figlie di Antonio Rondinelli, Elisa, ha chiesto di patteggiare un anno e otto mesi per la sola accusa di occultamento di cadavere. L’altra figlia, Daniela, era la compagna della vittima, a cui i Rondinelli avevano ceduto il capannone perché mandasse avanti l’attività di frutta e verdura fino ad allora gestita dalla famiglia. In aula, ieri, c’era anche la sorella della vittima, Eman Ibrahim, parte civile con l’avvocato Fabio Santopietro insieme ai genitori e a uno zio paterno. «Seguirò il processo fino alla fine – ha spiegato la donna a inizio udienza –. Mio fratello deve avere giustizia».
Battaglia in aula
Il processo, che secondo il calendario della presidente della Corte Elena Stoppini (giudice a latere Vincenzo Giordano) dovrebbe durare fino alla fine di giugno, si è aperto subito con le richieste degli avvocati della difesa. L’avvocato Michele Russo, che difende Antonio Rondinelli insieme a Guglielmo Panucci, si è opposto alla richiesta di costituzione di parte civile dei parenti della vittima per la presunta falsificazione delle firme riferibili ai genitori e al fratello di Ibrahim Mohamed. La Corte, però, ha ammesso le costituzioni.
I difensori hanno poi chiesto di poter discutere con il pm di un accordo sulla prova: in sostanza non si sarebbero opposti alle selezioni fatte dalla procura sulle intercettazioni e in cambio, però, avrebbero voluto per Antonio Rondinelli gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, per motivi di salute, in una struttura sanitaria di Belgioioso. Accordo, però, non raggiunto. Sulla possibilità di una perizia per le trascrizioni delle intercettazioni deciderà la Corte. L’udienza è ripresa con l’elenco dei testimoni che accusa e difesa vogliono sentire. A cominciare da Elisa Rondinelli, figlia di Antonio e sorella degli altri imputati.
La super testimone
Di Elisa Rondinelli ci sono alcune intercettazioni ambientali raccolte mentre parlava in auto con il fidanzato, Luigi D’Alessandro. A chiedere di sentirla, tra i difensori, è l’avvocata Francesca Quarto, legale di Claudio Rondinelli, oltre che la procura. Tuttavia all’udienza per l’incidente probatorio la giovane si era avvalsa della facoltà di non rispondere, una scelta che la donna potrebbe ribadire anche nel processo in corso. Per questo motivo la Corte ha deciso che sarà la prima testimone a essere sentita, nell’udienza fissata per il 15 aprile. —