Trenord e il nuovo indennizzo che non piace ai pendolari: «Peggio di prima, salta il rimborso automatico»
Tutti i comitati della Lombardia contestano la decisione della Regione: «Le soppressioni parziali non sono conteggiate e i soldi sono previsti solo per i ritardi sopra i 15 minuti»
PAVIA. Il cambio dal vecchio bonus al nuovo indennizzo sugli abbonamenti mensili e annuali per i treni in ritardo deciso dalla Regione non piace a nessuno. La protesta, lanciata dai pendolari pavesi ieri, compatta tutti i comitati della Lombardia. Che bocciano le nuove regole per ottenere i rimborsi per chi viaggia con Trenord. Nel mirino, soprattutto, il meccanismo introdotto che in realtà penalizzerebbe chi vuole chiedere il rimborso. Non piace, inoltre, l’annullamento del rimborso automatico, come era prima. Che ora invece deve essere richiesto. Ma andiamo per ordine.
Ora tutti dicono no
«L'indennizzo attuale, pur portato al 30%, scatterà solo per ritardi superiori ai 15 minuti, invece che i precedenti 5, le soppressioni parziali continueranno a non essere conteggiate, e, nel complesso, con una frequenza circa tre volte inferiore rispetto al precedente metodo di calcolo – dicono in una nota congiunta rappresentanti regionali dei viaggiatori di Saronno, Lecco, Milano-Gallarate, Milano-Lecco e Meratese, oltre al comitato Mi.Mo.Al della provincia di Pavia –. La pressante richiesta dei rappresentanti dei viaggiatori, di rendere lo strumento automatico è stata per ora del tutto disattesa. Altrettanto disattesa è stata la richiesta di allargare la platea ai titoli di viaggio integrati, riconoscendo l’indennizzo sulla base del concetto di tratta abitualmente frequentata. La ciliegina era già arrivata con la decisione di Regione Lombardia di destinare più di 2 milioni di euro annui delle penali per finanziare un protocollo sicurezza che nulla attiene con la qualità del servizio e senza garanzie sulla reale efficacia. In definitiva, i viaggiatori abbonati pagheranno 3 volte i disservizi: quando acquisteranno l'abbonamento, con un indennizzo, da richiedere personalmente, che maturerà assai più difficilmente rispetto al precedente bonus e con uno spostamento delle risorse finanziare delle penali che, anziché ristorare, saranno devoluti a non meglio definiti e quantificati utilizzi».
Niente rimborso automatico
«Il bonus del 30% scattava al superamento del valore di affidabilità minimo delle direttrici che era per alcune il 4% per altre il 5% – spiega Franco Aggio, presidente dell’associazione pendolari Mi.Mo. Al. – Concorrono a determinare quell'indice: i ritardi superiori ai 5 minuti e le soppressioni totali. Il bonus prima veniva erogato in automatico. A questo si aggiungeva l'indennizzo che valeva il 10% dell'abbonamento che però era a richiesta individuale e aveva soglie di maturazione più alte per i ritardi: oltre i 15 minuti rispetto ai 5 del bonus, quindi il triplo. Adesso il bonus è stato abrogato e rimane l'indennizzo che è stato portato dal 10 al 30% ma rimane la soglia alta (oltre i 15 minuti di ritardo) per maturarlo e sempre a richiesta individuale. La soglia di accesso è il triplo dei ritardi precedenti. In definitiva è un netto peggioramento rispetto a prima». Posizione condivisa anche dalla consigliera regionale del Pd Roberta Vallacchi: «L’indennizzo arriverà, appunto, solo se si verificheranno ritardi superiori ai 15 minuti, invece che i precedenti 5, inoltre le soppressioni parziali continueranno a non essere conteggiate, e, nel complesso, sarà con una frequenza circa 3 volte inferiore rispetto al precedente metodo di calcolo. In sostanza, rischia di non venire mai erogato, oltre al fatto che sarà difficile recuperarlo».