Adriatici indennizza con 250mila euro la vedova e i due bambini di Younes
VOGHERA. Un indennizzo di 250mila euro alla vedova e ai due figli di 11 e 7 anni, accompagnato da una lettera in cui l’imputato manifesta «il suo dispiacere». La donna aveva chiesto le scuse (che non sono arrivate) di Massimo Adriatici, 49 anni, avvocato ed ex assessore leghista al Comune di Voghera accusato di avere esploso un colpo di pistola, con una Beretta calibro 22, e ucciso Younes El Boussettaoui, 39 anni e origini marocchine, in piazza Meardi a Voghera la sera del 20 luglio 2021. Adriatici, che era presente mercoledì 3 aprile in aula insieme ai suoi legali, Gabriele Pipicelli e Luca Gastini, è a processo davanti alla giudice Valentina Nevoso per eccesso colposo di legittima difesa.
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Il risarcimento alla vedova Bouhajla Zoubida e ai figli ancora minorenni (rappresentati dalle avvocate Marina Manfredi e Stefania Giribaldi) hanno portato alla revoca della costituzione di parte civile. Restano invece nel processo i genitori, Mohamed El Boussettaoui e Hafida Rabia, la sorella Bahija (erano presenti in aula) e i due fratelli della vittima (ieri assenti), parte civile con gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli.
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«No agli incontri»
La giudice ha poi respinto la richiesta avanzata dai difensori di Adriatici di accedere al percorso di giustizia riparativa, una procedura introdotta dalla riforma Cartabia che prevede incontri tra imputati e vittime del reato per arrivare a una sorta di chiarimento. La giudice Nevoso ha ritenuto «non utile» l’iter, tenuto conto della contrarietà dei genitori e dei fratelli che hanno anche rifiutato un indennizzo da parte di Adriatici di 290mila euro.
«Oggi questo consenso, che deve essere libero, informato e revocabile, non c’è – ha spiegato in aula l’avvocata Piazza –. È giunto per l’imputato il momento di affrontare questo processo». La stessa richiesta di avvio di un percorso “riparativo” è stata respinta anche per la vedova, nonostante il risarcimento.
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L’indennità
La vittima, un 39enne di origini marocchine con problemi psichici aggravati dall’uso di alcol e droga e che a Voghera viveva per strada, morì quella sera di luglio per una emorragìa provocata dal proiettile esploso dall’arma che l’imputato deteneva per difesa personale.
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La cifra di 250mila euro per la vedova e i figli è inferiore alle somme di norma decise nei procedimenti per omicidio colposo (una recente sentenza aveva stabilito un risarcimento di circa 600mila euro per i parenti di un 50enne morto in moto), ma è frutto di un accordo tra le parti, raggiunto mentre la donna era in Marocco. Per partecipare al processo la vedova ha ottenuto un visto di 5 giorni e al termine di questo periodo tornerà a casa. La sua legale aveva chiesto che la somma non fosse resa nota per ricatti che la vedova avrebbe ricevuto da alcuni familiari.