In fabbrica servono i turni: non trova personale e assume 14 richiedenti asilo
ROBBIO. Aveva bisogno di manodopera per lavorare su turni, anche notturni, ma faticava a trovare personale disposto a questo tipo di organizzazione del lavoro. Così Dino Baraggioli, che insieme alla moglie e i figli guida la Artplast, ha deciso di assumere 14 stranieri, tra cui diversi richiedenti asilo politico ospitati in un centro d’accoglienza di Robbio vicino ad una delle sedi dell’azienda. Sono soprattutto pakistani, ma anche cinesi ed indiani.
«E finora sta andando bene, sono ragazzi disponibili a lavorare anche di notte e persino la domenica quando ci sono picchi di produzione - evidenzia l’imprenditore Dino Baraggioli -. Tra l’altro abbiamo deciso di allestire per loro dei corsi d’italiano all’interno dell’azienda con una docente professionista. Tanti parlano di integrazione, qui nella nostra azienda penso che l’integrazione la stiamo facendo con i fatti».
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L’Artplast produce oggetti in materiale plastico e conta su tre stabilimenti (Nicorvo, Sant’Angelo e Robbio) oltre che una sede di rappresentanza aperta da poco in via Mortara, a Robbio. I dipendenti sono una novantina e il fatturato è in crescita da anni, arrivato a 22 milioni di euro annuali.
«Nessuno mi ha mai regalato niente, io e la famiglia lavoriamo in azienda anche 14 ore al giorno per mandare avanti l’attività», aggiunge Dino Baraggioli. Negli ultimi mesi all’azienda sono arrivati parecchi ordini, principalmente dall’estero dove Artplast produce il 50% circa del proprio fatturato. «Diversi migranti del centro d’accoglienza hanno iniziato a portare il loro curriculum in azienda, li abbiamo valutati come facciamo con tutti - aggiunge ancora il titolare dell’azienda lomellina -. Abbiamo iniziato con dei contratti diretti a tempo determinato secondo il contratto nazionale del settore, facendo le notti e i turni nei festivi si possono prendere anche oltre 1.500 euro al mese».
Nello specifico i lavoratori stranieri assunti sono impegnati nel ciclo produttivo, in particolare assemblando gli oggetti che escono dalle presse installate all’interno delle sedi dell’Artplast. «Un lavoro intuitivo, per cui si possono sviluppare competenze facendo pratica sul campo - chiude ancora l’imprenditore lomellino -. È capitato che in un paio di casi ci fossero ragazzi che non erano adatti a questo lavoro, può capitare, ed hanno interrotto il loro percorso. Altri invece stanno imparando in fretta e son o dei collaboratori validi che sono arrivati in Italia per cercare un futuro migliore, di costruirsi una famiglia e magari comprare una casa. Qui chiediamo solo disponibilità e voglia di lavorare anche di notte, e se capita, alla domenica. Ma viene tutto pagato secondo i crismi del contratto nazionale, le notizie che arrivano da Latina e parlano di caporalato e sfruttamento fanno venire i brividi. Il messaggio che voglio far passare e che si può fare impresa pagando tutti il giusto, con dipendenti che abbiamo voglia di lavorare e fare sacrifici». —