Risaia sperimentale devastata, pochi indizi per trovare i responsabili

MEZZANA BIGLI. Per non essere ripresi hanno girato la fototrappola, installata su un paolo a ridosso del campo. L’apparecchio non avrebbe comunque potuto registrare il loro passaggio, perché le batterie, a causa della sollecitazione continua dei sensori per passaggi di animali o altro, erano scariche. È emerso dal sopralluogo dei carabinieri del nucleo investigativo nella risaia sperimentale coltivata alla cascina Erbatici di Mezzana Bigli con le Tecniche di evoluzione assistita (Tea) e devastata nella notte tra giovedì e venerdì.

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I vandali, come hanno potuto constatare anche i militari, sono entrati tagliando la rete di protezione. Quindi una volta nella risaia hanno estirpato le piantine, lasciandone in piedi solo una dozzina nel terreno allagato. Non basteranno a ridare vita alla coltivazione. E ora è caccia ai vandali: rischiano la denuncia per danneggiamento e invasione di terreni. Le indagini, però, si annunciano non facili.

I danni

I carabinieri hanno svolto un sopralluogo nel campo di 28 metri quadrati per cercare tracce utili a risalire ai responsabili. La risaia, avviata dall’Università degli Studi di Milano (i docenti Vittoria Brambilla e Fabio Fornara), era stata inaugurata poco più di un mese fa, il 13 maggio scorso, lungo la provinciale per il ponte di ferro sul Po, nelle proprietà Radice Fossati Confalonieri.

I ricercatori italiani avevano atteso vent’anni per vedere sperimentate in campo le piante ottenute con questa tecnica innovativa, un metodo per modificare il Dna degli organismi vegetali diverso rispetto a quello usato per i cosiddetti “organismi geneticamente modificati” (Ogm).

La varietà di piante è stata studiata per essere più resistente al brusone, un fungo molto dannoso per le coltivazioni di riso. I vandali hanno distrutto tutto in poco tempo. Viste le dimensioni ridotte del campo non si esclude, comunque, che possa essere stata anche una sola persona a entrare all’interno della risaia per devastarla.

Il sopralluogo

L’azione non è stata rivendicata, anche se i ricercatori ipotizzano una matrice legata a un gruppo di “ecoterroristi”, che contestano la bontà della tecnica. Nelle indagini, tuttavia, non viene esclusa alcuna pista, nemmeno quella di un’azione non organizzata (proprio per l’assenza di una rivendicazione), messa in atto da qualche agricoltore locale o da un residente che non vuole campi nella sua zona coltivati con questa tecnica. I carabinieri durante il sopralluogo hanno trovato la fototrappola manomessa ma comunque non funzionante, e la rete tagliata. L’attenzione ora è rivolta anche al presidio, previsto per il 6 luglio, proprio a Mezzana, contro le Tecniche di evoluzione assistita, organizzato dal gruppo “ecologista radicale” di Bergamo “Resistenze al nanomondo”. —