Peste suina, colpito un altro allevamento. Verso misure straordinarie del ministero
Torrevecchia Pia. Un nuovo focolaio di peste suina africana in un allevamento di Torrevecchia Pia, dove si contano mille suini. Sale quindi a tre il numero di aziende suinicole della provincia di Pavia in cui è stata accertata la presenza del virus (a Mortara, Gambolò e, ora a Torrevecchia), a cui vanno aggiunti quelli di Vernate e Besate, nel Milanese. In tutto sono 12.780 i maiali in Lombardia (10mila a Mortara, 1.200 a Gambolò) per i quali è già partito il piano di “eradicazione della malattia”, con l’abbattimento dei capi. Dal Ministero, intanto, vengono annunciate «misure straordinarie per frenare i contagi». Nel dettaglio si annuncia la volontà di «rinforzare il sistema dei controlli attraverso la disposizione di una serie di misure straordinarie, al fine di scongiurare la ulteriore diffusione della malattia e nell'ottica di adottare misure di contrasto uniformi sul territorio».
Stando ad indiscrezioni, in seguito agli sviluppi delle indagini epidemiologiche e agli approfondimenti in carico all’autorità giudiziaria, che si sta occupando di questa nuova ondata di contagi, la Regione sta anche valutando di imputare i danni sanitari ed economici a coloro che vengano ritenuti responsabili della diffusione della malattia o che abbiano ostacolato il contrasto del virus.
Mancano i risultati ufficiali delle indagini, ma l’ingresso della Psa negli allevamenti potrebbe non essere stato determinato da contatti con i cinghiali, ma dal mancato rispetto delle regole di biosicurezza.
Si diffonde
A partire dal 26 luglio, indica una nota del ministero, sono stati confermati sei focolai di Peste suina africana (Psa) in altrettanti stabilimenti di suini in Lombardia ( Milano, Pavia), in Piemonte ( Novara) e in Emilia Romagna (recente il caso a Ponte dell’Olio, Piacenza). In Toscana è stato accertato il primo cinghiale infetto.
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L’indagine epidemiologica pavese è stata effettuata da Dipartimento veterinario di Ats, dall’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia e dall’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna ed è fondamentale per capire come sia avvenuto il contagio. L’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia, diretta da Marco Farioli, nei giorni scorsi aveva deciso di rafforzare regole già ferree in una provincia blindata dallo scorso agosto, con 185 Comuni che ancora oggi si trovano nelle zone di Restrizione I e II, di cui 29 in zona I e 156 in zona II. Sono infatti state istituite le aree di protezione e sorveglianza. Quella di protezione riguarda i Comuni in un raggio di tre chilometri dal luogo del focolaio. La zona di sorveglianza comprende i centri entro 10 chilometri dagli allevamenti in cui sono stati riscontrati casi di peste suina africana e prevede lo stop della movimentazione dei suini, fatta eccezione se inviati ai macelli designati.
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Stando al provvedimento regionale, l’invio dei capi deve però essere vincolato all’esito favorevole della visita clinica nelle 24 ore precedenti lo spostamento degli animali e al prelievo, nelle 72 ore precedenti, di milze in condizioni di biosicurezza (in cella) per il conferimento ad Izsler da due capi morti di recente (non oltre 5 giorni). Se non ci fossero animali morti recentemente, devono essere prelevati gli animali morti da minor tempo possibile per eseguire un esame di laboratorio. È vietato l’ingresso a chi non è collegato all’attività di allevamento o alla gestione dell’emergenza e il personale che lavora in questi allevamenti deve essere formato sulla biosicurezza.Stefania Prato