Offese sessiste alla sua dirigente: ufficiale giudiziario finisce nei guai
PAVIA. Offese sessiste verso la sua dirigente donna. Un ufficiale giudiziario di 55 anni che lavora negli uffici di via Porta è finito sotto procedimento disciplinare per essersi rivolto alla funzionaria, durante un litigio in ufficio, con frasi di questo tenore: «Tu sei una femmina, mi devi portare rispetto perché sono un uomo e sono un tuo superiore».
La vicenda risale al mese di maggio: un mese dopo il Ministero della Giustizia ha avviato il procedimento disciplinare mentre a luglio l’uomo è stato convocato per essere sentito. L’iter non si è ancora concluso, ma l’uomo rischia la sospensione dal lavoro e dallo stipendio per avere violato il codice disciplinare.
I colleghi testimoniano
Da quanto si è saputo sarebbe ancora in corso l’ascolto delle persone presenti quel giorno in ufficio: 14 colleghi, indicati come testimoni negli atti del procedimento disciplinare. Secondo l’esposto arrivato al Ministero erano presenti alla discussione e c’erano anche quando l’uomo avrebbe insultato la sua dirigente.
La vicenda è ancora tutta da chiarire, ma secondo quanto ricostruito l’uomo avrebbe pronunciato frasi offensive all’indirizzo della dirigente durante una discussione scaturita per questioni organizzative all’interno dell’ufficio.
A quanto pare la dirigente aveva introdotto una nuova modalità per rendicontare le trasferte degli ufficiali giudiziari (che per il loro lavoro si spostano con una certa frequenza), una modifica che il funzionario non condivideva. La ricostruzione dei motivi del litigio sono parte, comunque, degli accertamenti ancora in corso. Certo è che a un certo punto la discussione degenera e i toni si alzano.
La contestazione
L’uomo dopo avere dato dell’«ignorante» alla dirigente l’avrebbe insultata per il suo essere donna e quindi, come tale, “obbligata” a portare rispetto a un funzionario uomo, per questo «superiore», nonostante i ruoli gerarchici.
Alcuni colleghi sarebbero intervenuti per calmare gli animi, ma questo non è bastato a impedire la segnalazione della vicenda al Ministero, che attraverso il presidente del Tribunale di Pavia ha comunicato all’ufficiale giudiziario l’avvio del procedimento disciplinare.
Possibile sanzione
La contestazione per il funzionario è prevista dal codice disciplinare del personale del Ministero della Giustizia non dirigente e riguarda «gli atti o comportamenti aggressivi ostili e denigratori che assumano forme di violenza morale nei confronti di un altro dipendente», ma anche «comportamenti minacciosi, ingiuriosi, calunniosi o diffamatori nei confronti di altri dipendenti». Una contestazione che può comportare la sospensione dal servizio e il mancato versamento dello stipendio per dieci giorni. L’iter, però, deve concludersi. Non è stato possibile mettersi in contatto con il funzionario, per raccogliere la sua versione, ma l’uomo avrebbe comunque fornito la sua spiegazione durante la convocazione di luglio. Alcuni colleghi tra quelli presenti in ufficio durante il diverbio avrebbero confermato i fatti ma sulle loro testimonianze c’è il massimo riserbo.
Al di là della vicenda specifica, le discriminazioni di genere sul luogo di lavoro rappresentano ancora un fenomeno preoccupante. Secondo un’indagine recente, condotta dalla Fondazione Libellula e che ha coinvolto 11.201 donne, il 70% delle intervistate ha dichiarato di aver ascoltato battute sessiste o volgari, rivolte a loro stesse o ad altre donne, sul posto di lavoro. Con una maggiore concentrazione tra le donne che occupano posizioni manageriali.