Muore per dare alla luce il suo bimbo, il marito: «Azzurra con il suo sacrificio ci ha regalato speranza»
foto da Quotidiani locali
«Andrà tutto bene, continuava a ripeterlo. Ha affrontato ogni momento con coraggio e convinzione. Ricordo ancora il suo sorriso quando il nostro bambino ha cominciato a biascicare la parola mamma. Era felice così, nonostante tutto. Con il suo sacrificio ci ha regalato la vita».
Francesco Favero stringe tra le braccia il piccolo Antonio dopo il biberon del pomeriggio.
Accanto a loro ci sono le foto di Azzurra Carnelos, morta nella notte tra sabato e domenica a 33 anni, per la recidiva di un tumore al seno (domani alle 15 in Duomo a Oderzo ci sarà il funerale).
«Qui eravamo in America in viaggio di nozze, qui invece faceva il segno della vittoria con le dita dopo aver sconfitto il tumore la prima volta», dice orgoglioso questo padre rimasto solo con il suo bambino di otto mesi. «Adesso il mio compito è di crescerlo e di difendere la memoria della sua mamma».
Dove vi eravate conosciuti lei e Azzurra?
«All’università, a Udine. Abbiamo fatto entrambi Economia e Commercio, ci siamo laureati lo stesso giorno. E dagli studi in poi ci siamo sempre tenuti stretti, uno accanto all’altra, anche al lavoro. Siamo analisti finanziari, a un certo punto siamo andati a lavorare a Milano insieme. Ci siamo sempre spinti, nessuno ha mai tirato indietro l’altro. Era tutto meraviglioso, lo è stato fino a quel giorno».
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Parla del giorno in cui Azzurra ha scoperto di avere un tumore al seno?
«Tra fine gennaio e inizio febbraio del 2019 si era accorta di avere un nodulo al seno, la prese subito molto seriamente. La nonna a cui era molto legata era morta di tumore al seno, disse che le era addirittura apparsa in sogno e che per questo voleva andare subito a fare gli esami. Purtroppo le analisi hanno confermato tutto».
Cosa ricorda di quel momento?
«Ricordo quello che è stato il suo primo pensiero: non riuscire a diventare mamma. Temeva che la chemioterapia le impedisse di avere una gravidanza».
Quindi com’è proseguito il suo percorso di cura?
«Ci tengo a evidenziare che noi crediamo fermamente nella medicina, quindi abbiamo seguito il percorso di cura così come ci hanno consigliato i medici. Azzurra ha fatto la chemioterapia e ha risposto subito benissimo. A fine 2019 lei si considerava guarita. Anche ai controlli successivi tutto benissimo. Il 2 giugno 2022 ci siamo sposati e a febbraio dell’anno successivo ha scoperto di essere incinta».
Poi però c’è stata la recidiva
. «Era circa al sesto mese, quando ha iniziato a sentire dei dolori. Siamo corsi in ospedale a Treviso e abbiamo scoperto che la malattia era inaspettatamente ripartita. Lei ha affrontato questa tragica scoperta con coraggio, si è rimboccata le maniche. Io ho abbandonato l'attività lavorativa per stare accanto a lei 24 ore al giorno. Ho vissuto in ospedale, dormivo lì, mangiavo lì».
Come ha gestito Azzurra la somministrazione delle cure in gravidanza?
«Lei aveva un solo desiderio forte: far nascere il nostro Antonio. E bisognava arrivare alla trentaduesima settimana. Le sono stati somministrati solo farmaci che non nuocessero al feto, ma a un certo punto ha dovuto sospendere anche quelli. La chemioterapia vera l’ha fatta solo dopo il 2 agosto 2023, giorno in cui è nato il nostro bambino».
Azzurra è riuscita a stringere tra le braccia il suo bambino per otto mesi e mezzo. Come ha vissuto questo periodo?
«La vita va difesa, lo diceva spesso mentre premeva al petto il suo corpicino. Lo accudiva, lo teneva in braccio, nonostante i dolori e le mille difficoltà. Le ultime settimane le abbiamo trascorse ideando un piano per crescere Antonio. Abbiamo deciso insieme, ancora una volta. Io cambierò lavoro e starò vicino a nostro figlio. Così il suo sacrificio non sarà stato vano».
E lei come sta?
«Siamo tutti distrutti, però dobbiamo farci forza, la forza che ha avuto Azzurra in questi mesi dobbiamo mettercela noi d’ora in avanti. Antonio ora è piccolo ma un giorno si renderà conto che la mamma non c’è più. E anche lui dovrà essere forte». Cosa le ha insegnato Azzurra? «A non mollare mai, che quando si cade bisogna rialzarsi, ad avere coraggio e ad essere sempre positivi. A essere altruista, a pensare prima agli altri e poi a se stessi».