Va a processo in tempi record l’aggressore dell’ex carabiniere
«È stata una cattiveria gratuita, non ci si comporta così. Mi ha sferrato un pugno al volto cogliendomi di sorpresa, poi mi è saltato sulla gamba quando, probabilmente, ero svenuto, fratturandomi tibia e perone. E ora deve assumersi la responsabilità di quello che ha fatto».
Chi parla è Enzo Turcato, 41anni di servizio nell’Arma dei carabinieri sempre in prima fila tra le province di Rovigo, Verona, Vicenza e infine Treviso, aggredito davanti a casa. La sua colpa? Aver invitato un ragazzo a raccogliere alcuni cartoni e avanzi di pizza abbandonati sul marciapiede.
Il prossimo 19 giugno Walid Abbad, 19enne di Tombolo, finirà davanti al giudice monocratico di Padova Valentina Verduci: è il giovane che, senza alcun motivo, ha aggredito il carabiniere, oggi in pensione, procurandogli la doppia frattura della gamba sinistra.
L’accusa contestata è di lesioni volontarie pluriaggravate per i futili motivi e per aver approfittato di una persona che non era in grado di difendersi in quel momento. Abbad, che si trova agli arresti domiciliari, è stato citato direttamente a giudizio dal pm Sergio Dini che ha chiuso l’indagine in tempi record.
L’episodio si verifica il 9 marzo scorso. «Il ragazzo aveva fatto un piccolo porcile sulla banchina stradale. E io l’ho semplicemente richiamato dicendogli “socio, ti ho detto di raccogliere quella roba”. Lui mi dava le spalle, aveva manifestato una certa insofferenza.
D’improvviso mi è arrivato un pugno sul volto: evidentemente si è girato di scatto reagendo», ricostruisce Turcato. «Sono caduto a terra con una ferita all’arcata sopraciliare e, nell’impatto, mi sono ferito anche alla parte destra del volto. Poi», aggiunge, «ho perso i sensi per qualche istante.
Nel frattempo, come raccontato da un testimone, il giovane ha cominciato a saltare sopra la mia gamba sinistra mentre ero a terra sanguinante».
Una violenza gratuita e senza limiti nei confronti di Turcato che ha speso ben 25 anni come brigadiere in borghese nel Nucleo investigativo del comando carabinieri di Castelfranco Veneto: tante le indagini cui ha partecipato, da quelle contro lo spaccio di stupefacenti a estorsioni ai danni di imprenditori, a diversi casi di omicidio (dal delitto di Wanda Fior a Cornuda a quello della prostituta bassanese uccisa a Castelfranco, dal delitto dello sfortunato compaesano Giovanni Frasson assassinato nel 1996 da quella che pensava essere la sua fidanzata dominicana alla drammatica vicenda di Jole Tassitani, la figlia del notaio rapita e assassinata nel 2007).
Adesso Enzo Turcato, da sempre in difesa di chi ha subito ingiustizie, si ritrova nella veste di vittima: «La scorsa settimana sono venuti a chiedere scusa, a nome del figlio, i genitori del ragazzo imputato. Ammetto, mi sarei aspettato un gesto un po’ prima. Comunque ho accettato le scuse, anche se mi costituirò parte civile. Ho subito un intervento per l’inserimento di una placca con otto viti.
L’ortopedico non ha escluso che possa restare claudicante e oggi cammino a fatica. In più tra un anno dovrò sottopormi a un altro intervento per togliere le viti che potrebbero darmi dei fastidi. Aggiungo anche che ho avuto dei punti di sutura per le ferite all’arcata sopraciliare e al volto».
Il sindaco di San Martino ha espresso solidarietà e vicinanza a Turcato e, in occasione della festa del paese, gli ha consegnato una targa “per il senso civico dimostrato e la grande attenzione al territorio”. «Qualcuno ha postato sul web la mia vicenda: c’è chi ha strumentalizzato e chi ha messo qualche commento infelice. Quel che conta» conclude Turcato, «è stata la risposta della comunità di San Martino e dello Stato».