Maxi antenna sul Cero, assolti in quindici. La Corte dei Conti: nessun danno erariale
Dopo l’assoluzione penale che ha sancito che nessuna truffa è stata commessa dalla società Monte Cero per la realizzazione del maxi pennone che alloggia i ripetitori, ora arriva anche l’assoluzione della Corte dei Conti sul presunto danno erariale da 887.575 euro sugli stessi fatti. Tirano un sospiro di sollievo in 15, tra cui sindaci e amministratori.
Tutti contenti? Sì, ma anche no. Anni sulla graticola, spese legali da centinaia di migliaia di euro per un reato che non c’era. Anzi, come scrivono i giudici contabili (che “non condividono l’impostazione accusatoria”), tutto è stato fatto per risolvere un inquinamento ambientale. Alla fine la Corte dei Conti sancisce che ha sbagliato la procura a citare in giudizio i convenuti.
Ma la procura contabile rappresenta nel procedimento Parco e Comune di Baone (ipotetiche parti lese) e quindi saranno i due enti a rifondere le spese legali da 2 mila a 4 mila euro a ciascuno dei 15 indagati: si tratta in totale di 32 mila euro, più Iva e spese. Quasi una beffa.
Erano chiamati in causa la società Monte Cero srl che ha realizzato il pennone, Fabrizio Gastaldo, legale rappresentante della stessa, Giovanni Biasetto (all’epoca presidente del Parco Colli), Antonella Buson, Luca Callegaro, Massimo Campagnolo, Paolo Trentin, Lucio Trevisan (componenti del comitato esecutivo del Parco che si sono succeduti) Michele Gallo (dirigente del Parco), Francesco Corso e Luciano Zampieri (sindaci di Baone in tempi diversi), Danilo Rossato, Marco Veronese, Francesco Menesello (assessori con a Baone con Corso) e Daniele Ilacqua (assessore a Baone con sindaco Zampieri).
Nel penale come in questo procedimento contabile è stato sottolineato come la società privata Monte Cero ha realizzato un maxi pennone su una superficie di sua proprietà costato 2,7 milioni di euro che ha annullato l’inquinamento elettromagnetico che proveniva da 35 ripetitori che irradiano segnali radio televisivi. Un’operazione unica nel suo genere in Italia. Nutrita la pattuglia dei legali con Gastaldo difeso da Mauro Amiconi, Marco Imbimbo, Sebastiano Zanin e Francesco Menotti; Biasetto, Buson, Campagnolo, Trevisan, Corso e Trentin difesi da Michele Greggio e solo Buson e Trevisan anche da Vladimiro Pegoraro; Callegaro da Lorenza Chimento; Gallo da Giovanni Sala; Zampieri da Marta Tognon; Rossato, Veronese e Menesello da Maria Elisa Giarin e Luca Donà; Ilacqua da Giovanni Trivellato.
Il presunto danno era su due fronti: la procedura di assegnazione del bando di realizzazione e gestione del traliccio unico sul Monte Cero a Baone e l’altro il mancato guadagno da parte di Regione e Comune a fronte di incassi da parte del privato che ha ottenuto la gestione. Il riferimento è al pennone di 70 metri che ha consentito di eliminare dalla vetta del monte euganeo 20 casematte, 19 tralicci, 12 pali e un box per 22 stazioni radio e 26 televisioni.
Strutture, queste, tutte abusive. I sospetti partono da un esposto di una società poi sparita, così si avviano le indagini coordinate dall’allora procuratore di Rovigo Carmelo Ruberto, che delega la Finanza di Padova. Va sottolineato che la Regione Veneto aveva stanziato 400 mila euro in parti uguali tra Parco e Comune di Baone, al fine di consentire “l’avvio di procedure atte a sostenere le spese di studio e di progettazione del nuovo traliccio, i costi necessari per la sua realizzazione, le spese di consulenza legale, le spese per la rimozione dei tralicci non più utilizzati” denaro in larga parte (300 mila euro) usato per il ripristino ambientale della sommità del Cero.
La sentenza contabile è molto argomentata e precisa e lunga 56 pagine. Ha messo la parola fine su un caso che è alla ribalta da quasi 15 anni.