Andreoletti si presenta ai tifosi del Padova: «Sono qui per vincere»
foto da Quotidiani locali
Un fiume in piena: di parole, pensieri ed entusiasmo. Non ci sono state esitazioni nella prima conferenza stampa di Matteo Andreoletti che si è presentato così ai suoi nuovi tifosi. «Sono orgoglioso di essere l’allenatore del Padova, arrivo con grande carica perché è un punto molto importante della mia carriera».
Parola di un tecnico di appena 35 anni. Così la prima domanda è naturale: si sente una scommessa?
«Non sta a me dirlo. Arrivo da Benevento dove sono stato esonerato ma sono migliorato più in quei sei mesi che in tutti gli altri anni in panchina. Un’esperienza molto formativa in una realtà depressa e impegnativa alla quale non ero abituato. Non credo che il mio lavoro sia stato da buttare ma ho tratto grandi insegnamenti che mi porterò a Padova».
Aveva tante richieste, perché ha scelto il Padova?
«Perché è stata la proposta più importante. Difficile trovare in Serie C una realtà di così alto livello e che abbia grandi ambizioni. Non ci ho pensato un secondo. So che la piazza è esigente ma ho ben chiaro dove voglio arrivare. Non mi aspetto favoritismi, dovrò dimostrare quotidianamente di essere l’allenatore del Padova. Ma di una cosa sono sicuro: trasmetterò la mentalità del lavoro».
Obiettivi?
«Quando sei reduce da un secondo posto e la volontà è migliorare, l’obiettivo è chiaro. Ma non voglio fare proclami. L’obiettivo a lungo termine è migliorare il piazzamento e per raggiungerlo serve passare da tanti mini obiettivi come aumentare il possesso palla ed essere decisivi nei momenti determinanti senza perdere la solidità difensiva. Un obiettivo di pari importanza è rendere orgogliosi società e tifosi delle nostre prestazioni. Per vincere abbiamo bisogno di tutti».
Che Padova sarà ?
«Una certezza è la difesa a tre, visto le caratteristiche dei centrali e degli esterni. Ma vorrei che fossimo imprevedibili. Mi piace che la mia squadra abbia il dominio del gioco, che tenga palla maggiormente rispetto agli avversari e sappia riempire gli spazi in ampiezza, profondità e rifinitura. Un aspetto fondamentale è la riaggressione, vale a dire la riconquista della palla nel minor tempo possibile. Infine, grande organizzazione difensiva».
Di quanti nuovi giocatori ha bisogno per attuare questo calcio?
«La rosa è forte e ha tante caratteristiche che mi piacciono. Stravolgerla sarebbe una follia. Ho chiesto di lavorare i primi 15 giorni di ritiro con tutti i giocatori sotto contratto perché vorrei studiarli. Poi faremo le valutazioni del caso. Cambiare tanto per cambiare sarebbe deleterio».
Si può vincere senza avere un budget faraonico?
«La Serie C non si vince con le vecchie glorie o i contratti altissimi ma con giocatori affamati e che vedono nella promozione una possibilità di svoltare la carriera. Il Padova ha tanti giocatori di questo profilo».
Perché ha scelto di intraprendere giovanissimo la carriera di allenatore?
«Già da piccolo mi piaceva relazionarmi con gli allenatori, poi a 23 anni mi sono sentito pronto. Ho iniziato ad allenare gli allievi della Pro Patria e quell’anno ho provato delle sensazioni che non avevo mai avvertito da calciatore. Quando senti quelle emozioni capisci che è la strada giusta».