Padova, emergenza clochard: sono giovanissimi e vivono in condizioni drammatiche

Coperte sistemate sotto i portici come giacigli di fortuna, bottiglie di acqua, bici parcheggiate alla rovescia (così se qualcuno prova a prenderle è più facile accorgersene, anche di notte) e una puzza persistente di bisogni corporali. Si presentano così i portici dietro la Banca Intesa di via Trieste.

Siamo di fronte alla residenza universitaria Camplus di via Scrovegni e a due passi dagli uffici dell’Inps. A cercare rifugio alla meno peggio sono circa cinque persone, alcuni giorni di meno, altri perfino di più. Arrivano la sera, con le borse pieni di cartocci di vino, si tolgono le scarpe (che sistemano ordinatamente accanto ai giacigli) e si distendono sui letti improvvisati con gli zaini come cuscini. Qualcuno, evidentemente un po’ più organizzato o, più semplicemente, avvezzo alla vita di strada, ha una coperta di riserva e qualche vestito.

Sono i nuovi clochard della città. Sorprende l’età: giovanissimi, tra i 25 e i 35 anni. «Sono qui da un po’», raccontano le guardie giurate che lavorano all’Inps, «non danno fastidio, non li sentiamo gridare o azzuffarsi e, che noi sappiamo, non danno fastidio nemmeno ai passanti, né molestandoli, né chiedendo denaro. Solo, stanno qui. Sono stranieri e nelle ultime settimane li vediamo anche durante il giorno». Di questo portico un po’ isolato, che chi lavora e frequenta la zona, non pratica molto, ne hanno fatto la loro casa.

Eppure non tutti la prendono con tanta filosofia zen: «Non mi hanno mai dato fastidio», ammette una professionista che per raggiungere il parcheggio dell’auto passa ogni giorno davanti al dormitorio, «ma non posso dire che questa cosa vada bene. Prima di tutto, da donna, ammetto di non sentirmi a mio agio a passare vicino a uomini ubriachi e distesi per terra. Adesso esco dall’ufficio che c’è sempre la luce del giorno, ma in autunno cosa succederà? E poi, onestamente, non è bello vedere delle persone così abbandonate a loro stesse. Mi chiedo dove sia il Comune, dove siano gli uffici del sociale perché sono persone giovani, evidentemente bisognose di aiuto».