Caro scuola, librerie impegnate a contenere gli aumenti. Ascom: «Detrazione fiscale come le spese mediche»
Puntuale come il Natale, la Pasqua, il freddo di gennaio ed il caldo di agosto arriva anche quest'anno, in corrispondenza con l'avvio del nuovo anno scolastico, il fenomeno "caro scuola". Libri e corredi che aumentano e famiglie che lamentano spese sempre più alte.
«Che ci siano aumenti non vi è dubbio - commenta Antonio Zaglia, presidente dei librai e cartolibrai dell'Ascom Confcommercio di Padova - ma non vi è dubbio nemmeno che, stante l'inflazione, l'aumento esponenziale della carta, i noli alle stelle causa canale di Suez, si tratti di aumenti contenuti. Mediamente siamo nell'ordine del 4% anche se non mancano punte più alte».
Aumenti contenuti, stante la congiuntura, per ciò che riguarda i libri, aumenti più diversificati per ciò che riguarda il corredo.
«Qui bisogna distinguere - aggiunge il vicepresidente di categoria, Roberto Berti - perché un conto sono i prodotti griffati, che seguono una logica tutta loro, fatta di brand che si fanno pagare salato, un conto sono quelli "no logo", decisamente più abbordabili. La verità è però che nessuno, da anni, compra questi ultimi ed un nostro esperimento messo a punto anni orsono per proporre un "kit" che comprendesse zaino, astuccio, penne, matite e quant'altro necessario ad un prezzo super calmierato non ha avuto successo: non ne abbiamo venduto uno!».
Che il problema del caro scuola sia un problema in qualche modo "strabico" lo si evince dal fatto che tutta l'attenzione è su libri e corredo e nessuno parla invece di aumenti dei trasporti, della mensa, delle gite scolastiche, delle attività extra, anch'essi lievitati.
«L'impressione - riprende il ragionamento Zaglia - è che ci sia la volontà di dirottare su grande distribuzione ed e-commerce gran parte dei consumatori, il tutto in base alla semplice scontistica. Certo, entrambe offrono prezzi vantaggiosi, ma non offrono il servizio: a metà ottobre la promozione è finita e chi s'è visto s'è visto. Le cartolibrerie, invece, sono lì, pronte a sostituire il libro sbagliato o modificato in corso d'opera e sono soprattutto lì per consigliare un prodotto rispetto ad un altro».
«Come librai e cartolibrai - rilancia il presidente - siamo da sempre convinti che le famiglie debbano essere sostenute nell'impegno educativo dei loro figli, con forme di detrazione fiscale al pari, ad esempio, delle spese mediche e per lo sport: mens sana in corpore sano, dicevano i latini, o no? Purtroppo ci è stato detto più volte che il provvedimento costerebbe troppo (ma, in verità, si tratterebbe di circa 90 milioni di euro a livello nazionale), per cui delle due l'una: o siamo convinti che questo Paese debba investire sulla cultura oppure siamo convinti, come è successo in una recente stagione, che basti dare un po' di reddito elargito generosamente a tutti tanto da vivere un presente meno amaro ma precludendo il futuro dei nostri figli. Spero che quel periodo sia definitivamente alle nostre spalle e che il governo voglia intervenire finalmente sulla leva fiscale».
Zaglia conclude: «Mentre da un lato ci si accalora sullo "ius scholae", dall'altro si continua a indicare i libri di testo e le spese per la formazione, in generale, come causa delle difficoltà delle famiglie: credo sia un esercizio senza senso. Siamo già un Paese che legge poco ma se ci convinciamo che un libro, di testo o di narrativa, meriti di essere catalogato tra il "superfluo", forse abbiamo orizzonti un tantino ristretti».