Don Di Piazza, la profezia del quotidiano
foto da Quotidiani locali
Appuntamento con “La profezia del quotidiano. In ascolto di profeti e testimoni”, domani, domenica 12 maggio alle 14. 30 nella Chiesa San Francesco, con Vito Di Piazza e Lidia Maggi, moderati dal vicedirettore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini, con la presentazione del libro postumo di Pierluigi Di Piazza edito da Alba edizioni, evento in collaborazione con il Centro Balducci.
“La profezia del quotidiano; in ascolto dei profeti e testimoni”, è uno splendido testo che raccoglie numerosi interventi di Pierluigi Di Piazza, dettati e poi trascritti in innumerevoli incontri con le persone in Friuli Venezia Giulia, in Italia e in quelle che lui amava chiamare le tribù della terra. Sono diciotto i capitoli di quest’opera che raccoglie non solo i contenuti ma anche il caratteristico approccio antropocentrico di ogni gesto e parola di Pierluigi. Emerge in ogni pagina la sua profonda delicatezza e attenzione, si potrebbe dire tenerezza, nei confronti di ogni essere umano. I suoi occhi penetranti entrano nel profondo e dall’interno di ogni rapporto scaturisce la bellezza del racconto. Il rispetto e la contemplazione sono gli stessi, si tratti di un importante testimone noto ovunque o di una persona semplice che nel silenzio del quotidiano cerca faticosamente di realizzare qualche fragile brano del Regno di Dio nelle sofferte dinamiche del nostro tormentato pianeta. È uno sguardo appassionato e approfondito, radicato nella sobria e intensa memoria delle origini nel minuscolo paese carnico di Tualis, ampliato e dilatato fino a raggiungere quelli che il vangelo chiamerebbe “gli estremi confini della Terra”.
Diciotto sono i capitoli ma molti di più i profili che fioriscono durante la lettura. C’è la compartecipazione diretta nell’amicizia con figure determinanti della storia del movimento per la pace e la giustizia, a livello italiano e mondiale. Pierluigi ha camminato con Padre Turoldo e Padre Balducci, ha intessuto reti di fraternità con Jon Sobrino e Alvaro Ulcué, ha incrociato le vie del teologo Hans Kung. Ha raccontato come parte integrante della sua comprensione della realtà alcune figure fondamentali del recente passato, come don Primo Mazzolari, Dom Helder Camara, Papa Giovanni XXIII, Madre Teresa di Calcutta, il politico sui generis Giorgio La Pira, il grande pensatore evangelico Dietrich Bonhoeffer, Gandhi e Martin Luther King. Si è spinto anche verso le radici del senso autentico della parola “santità”, presentando le vite parallele di Francesco e Chiara d’Assisi, come quella più prossima di un suo diretto ispiratore, padre Luigi Scrosoppi. Non ci sono don Lorenzo Milani, il vescovo don Tonino Bello, il vescovo mons. Oscar Romero, don Gallo e don Pino Puglisi, ai quali è dedicato ampio spazio in testi precedenti. Particolarmente toccante è la narrazione delle vittime innocenti della mafia, un piccolo avvincente capitolo scritto per così dire a più mani, ribadendo le parole di Luigi Ciotti e della realtà di Libera. Dietro a ognuno di questi volti ci sono intere comunità che percorrono con passione il loro tratto di storia, accompagnate nella ricerca della consapevolezza che ogni esistenza è importante e che attraverso l’esperienza di “ciascuna e ciascuno” si costruiscono la pace e la giustizia ovunque, anche là dove la terra brucia.
Pierluigi è stato un appassionato comunicatore. Ha per tanti anni insegnato ai giovani nelle scuole superiori, è stato valente giornalista, esprimendo un’indimenticabile riflessione settimanale sul Messaggero Veneto, ha pubblicato molti assai apprezzati libri, ha portato una sua parola in tantissime assemblee. È da questa vera e propria religione della relazione e dell’autentica amicizia che è cresciuta in lui una radicata concezione dell’umano che ha trovato una delle più ardite rappresentazioni proprio nella delineazione delle caratteristiche di coloro che lui per primo ha definito “profeti”. Il profeta non è semplicemente chi viene ritenuto degno di una biografia, finalizzata eventualmente all’esortazione o alla parenesi. È invece la coscienza critica di un determinato momento della storia, colei o colui che richiama il presente a un’etica che travalica le sponde dello spazio e del tempo. È chi sovverte, in senso sorprendente e nonviolento, le regole dell’ordinaria convivenza, portando un vento di inquietudine capace di mobilitare e di suscitare la fede nella possibile trasformazione della storia.
Profeta, per Pierluigi, è “questo straordinario Gesù di Nazareth” che spalanca le porte, abbatte i muri, costruisce relazioni, condividendo fino alla misura della morte e dell’abbandono di Dio un incontenibile amore per ogni Uomo, anzi per ogni vivente. Leggendo le pagine di Pierluigi si sente fremere nel cuore il desiderio di riconoscere la presenza dei profeti, come pure si prova un senso di smarrimento nel pensare di essere vissuti nello stesso momento di questi giganti di umanità e, spesso, di non essercene accorti. Ci si è passati accanto e la vita non è stata sconvolta, si è semplicemente andati oltre, come il sacerdote e il levita che hanno oltrepassato senza fermarsi il povero Cristo assalito dai briganti lungo la discesa tra Gerusalemme e Gerico. Ai 18 capitoli sarebbe necessario aggiungerne uno. Nel momento in cui ha compiuto fino in fondo il suo pellegrinaggio sulla Terra, tra i profeti del nostro tempo dovrebbe esserci senz’altro anche lui, Pierluigi Di Piazza: chi lo ha conosciuto, sa quanto manchi, ma nel contempo sia ancora tanto presente nella vita ordinaria – spirituale e culturale – del Friuli Venezia Giulia e, paradossalmente sempre di più, giorno dopo giorno, di tutta l’Italia. Questo libro contribuirà senz’altro a dilatare ulteriormente gli orizzonti e sarà un ulteriore tessera nel grande mosaico dei costruttori di pace del momento presente e di ogni periodo della storia