Lucrezia Bano racconta la saga dei Savoia: «Storia e atmosfere alla Trono di spade»
foto da Quotidiani locali
TOLMEZZO. La tolmezzina Lucrezia Bano è la protagonista dell’incontro di domani, sabato 15 giugno, alle 15, nella Sala centro servizi museali a Tolmezzo per la rassegna “Tolmezzo vie dei libri”, con la presentazione del suo libro Il Conte grande,in dialogo con l’autrice, Raffaella Cargnelutti critica e storica dell’arte.
Una laurea in Filosofia all’Università degli studi di Torino, dove attualmente svolge un dottorato in Scienze Psicologiche, Antropologiche e dell’Educazione, Lucreazia Bano ha già all’attivo con la casa editrice Le trame di Circe Edizioni, tre volumi: Il Genio, Wiligis – I gemelli del Tempio, e ora “Il Conte Grande – I Savoia, la storia, il romanzo” che ricostruisce gli albori della monarchia italiana a partire dall’assemblea plenaria a Giaveno (1286).
«Sono stata folgorata sulla via di Superga, ci confida l’autrice. Ho visitato le cripte dei re e attraverso i racconti della guida ho capito che c’era un tesoro di storie adatte alla narrativa e alla scrittura di una saga. Il racconto parte dal 1286, a Giaveno: l'assemblea plenaria delle più importanti famiglie nobiliari esprime il verdetto che tutti si aspettano da tempo, il nome del successore alla contea di Savoia è Amédée, trentenne cinico, valoroso conoscitore delle armi e della politica. A Philippe, orfano di suo fratello e bimbo amatissimo dalla madre, Guya di Borgogna, spetta solo un feudo, e solo al compimento dei quattordici anni: il Piemonte».
In un arco temporale di circa settant'anni, la tessitura fitta di guerre, matrimoni e potentati in conflitto (con l'imponenza dei Visconti di Milano, su tutti), è però, come sempre, fatta di esseri umani. Di donne fortissime e impotenti, di uomini divisi tra la ragione di Stato e quella del cuore.
Il Conte Grande racconta, con il sostegno delle fonti storiche, i germogli della monarchia italiana. «Il mio personaggio preferito, svela Bano, è Amèdèe perché non è il classico protagonista, commette un atto estremo, l’usurpazione ed è in bilico tra seguire l’ambizione personale e fare gli interessi del suo popolo. Mi piaceva l’analogia tra famiglia e politica.
Nel romanzo c’è molto spazio per le figure femminili, per il modo in cui trovano un posto nonostante ciò che è previsto per loro, e gestiscono il potere. Guya si prende il ruolo di portare avanti i diritti del figlio». Gli amori, le controversie, le figure epocali sono restituite da un «romanzo che apre, con questo volume, una saga», confessa l’autrice. Il lavoro di ricerca è stato poderoso, un anno di lavoro.
«La mappa genealogica che trovate nel libro è elaborata da me e disegnata da Roberta Marino. Di solito scrivo quello che “vedo” e faccio andare insieme studio e scrittura. Il mio obiettivo? Raccontare, con il sostegno delle fonti storiche, i germogli della monarchia italiana e creare delle atmosfere alla “Trono di spade”, il combustibile delle storie che ci appassionano è la storia vera”».