Udinese, ascolta l’assistente Kaczmarek: vi racconto il Runjaic segreto
UDINE. Con lui ha lavorato al Pogon per venti mesi, da gennaio 2020 ad agosto 2021: complessivamente sono stati 58 match in cui è stato al suo fianco. Mentre l’Udinese ha cominciato lunedì 1 luglio la sua ultima settimana “di ferie”, Tomasz Kaczmarek, assistente di Kosta Runjaic a Stettino, ha presenta il nuovo allenatore bianconeri che da lunedì comincerà a lavorare con la squadra: «Si adatta ai giocatori a disposizione, sa lavorare coi giovani ed è consapevole che i risultati sono importanti».
Kaczmarek, da dove partirà in Friuli lavoro del trainer tedesco?
«Kosta ha una visione molto chiara di cosa vuole, di come deve essere organizzata la squadra, di come deve giocare e di quali sono le gerarchie al suo interno. Riesce ad analizzare molto bene la situazione e il momento che attraversano club e team e a loro adatta i suoi metodi. Crea la spina dorsale della formazione e supporta i calciatori importanti, quelli che con lui guidano il gruppo. Li responsabilizza affinché il collettivo sia ben gestito. Per lui è un aspetto fondamentale ed è in grado di farlo velocemente, perché sa comunicare. Inoltre è una persona intelligente e sa circondarsi di persone che si completano tra loro».
Pogon Stettino e Legia Varsavia, nella sua gestione, hanno sempre espresso un buon gioco. Su cosa si basa l’idea di calcio del nuovo tecnico dell’Udinese?
«Runjaic ama le squadre che giocano bene e a questo ci tiene. Riconosce però il livello del gruppo che guida e si adatta. A Stettino negli ultimi due anni il valore tecnico dei calciatori si è alzato, perciò il Pogon era bello da vedere. Le fondamenta per lui sono rappresentate dalla fase difensiva. Negli allenamenti lavoro molto su questo aspetto, su come difendere l’area di rigore, sulla comunicazione tra portiere e difensori. Kosta è consapevole che, in ogni club, bisogna costruire una formazione in grado di ottenere risultati. Di certo non morirà nella bellezza».
Considerato che Runjaic ha detto di sentirsi jugoslavo, si può dire che si discosti da quel gusto dell’estetica che contraddistingueva i collettivi dell’ex Jugoslavia e che si riassumeva con il detto Umirati u lepoti, cioè morire nella bellezza, che dà un senso di incompiutezza…
«Kosta trova il modo di giocare che si adatta alla squadra e ai calciatori di maggiori qualità. L’esempio più significativo è dato dal fatto che al Pogon utilizzava la difesa a 4, al Legia la difesa a 3. Semplicemente cerca le soluzioni adeguate a chi ha di fronte».
In Polonia è comune l’opinione che Runjaic non ami lavorare coi giovani. Cosa può dire a riguardo?
«Non sono d’accordo con questa affermazione, per niente. Da noi è venuta la moda di lanciare giovani calciatori. E questo viene fatto spesso troppo presto, tanto che sono molti i tecnici che bruciano i ragazzi. Kosta invece non è così. Si prende cura dei più giovani, li prepara e li manda in campo quando ritiene siano pronti. Capisce quando è arrivato il momento per farli debuttare, non lo fa forzatamente. È successo per esempio con Adam Buksa (ora in nazionale, ndr). Da quel momento i ragazzi sono rimasti in campo, recitando un ruolo importante per la squadra. E vendendoli, poi, i club ci hanno guadagnato. In Polonia ci sono presidenti che vogliono far esordire i giovani, gli allenatori li assecondano e questo porta a far sì che tutto finisca nel peggiore dei modi».
Runjaic parla tre lingue: serbo-croato, tedesco e inglese. Per lui la comunicazione è importante?
«Conduce tanti colloqui individuali coi giocatori: ci tiene».
L’ultima domanda riguarda l’aspetto tattico: la Serie A si trova a un livello molto più alto rispetto all’Ekstraklasa. Sarà in grado di adattarsi Runjaic?
«Guardando il suo percorso, si può vedere come il mister sia progredito negli ultimi anni. Ha delle qualità che fanno sì che si adatti velocemente a questa nuova dimensione, è nel suo Dna. Quella dell’Udinese è per lui una grande sfida personale».