Manca acqua per i 40 bovini di malga Costa Cervera: forniti 500 ettolitri
Emergenza idrica nella malga Costa Cervera per 40 bovini e la protezione civile di Polcenigo ha riempito le cisterne travasando 500 ettolitri d’acqua da Fossa de Bena.
Un’operazione complessa per i volontari, che sono saliti in quota con alcuni dipendenti comunali. Le scorte idriche erano finite per le vacche che consumano due volte di più rispetto agli ovini e l’intervento è stato tempestivo.
«La stagione estiva non lascia prevedere abbondanti piogge e i volontari della protezione di Polcenigo sono intervenuti per superare l’emergenza idrica di 40 bovini a Costa Cervera». Fabio Pegoraro assessore alla montagna ha verificato le operazioni.
«La malga comunale è affittata dalle sorelle Celant che continuano la tradizione familiare dell’alpeggio – ha detto Pegoraro – per tre mesi, dal primo giugno al 30 settembre.
L’approvvigionamento idrico è stato garantito dalla disponibilità di Giovanni De Conti che gestisce Malga Fossa de Bena, con ovini e caprini».
Il lavoro di squadra (nel reportage del volontario Pierenzo Quaia) ha riempito le cisterne a Costa Cervera e l’emergenza è tamponata per qualche settimana. «Polcenigo ha tre malghe comunali affidate alla gestione di privati con il bando pubblico – ha ripreso l’assessore –. Le attività sono quelle del pascolo delle mandrie e la produzione lattiero-casearia, poi alcune funzionano come agriturismi».
Vita dura, quella in quota con i pascoli a volte sono presi di mira dai cinghiali, che rovinano il manto erboso, ma i ritmi della vita secondo natura ripagano di tutti i sacrifici.
«È periodica l’emergenza idrica a malga Costa Cervera – ha raccontato Pegoraro -. Annalisa e Jessica Celant gestiscono nei mesi invernali un caseificio a Polcenigo e offrono d’estate, in malga, ai turisti i prodotti a km zero. Hanno a disposizione circa 60 ettari di pascolo e molti altri di bosco, per una quarantina di capi tra brune alpine e le pezzate rosse».
La tradizione dei malgari Celant affonda le radici nell’Ottocento e va avanti, con la grinta delle sorelle che salgono, ogni anno, nella piccola conca ai piedi di Col Scarpat, tra i pascoli che nelle giornate terse di luce sono una terrazza naturale anche per vedere l’Adriatico.
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