Joker - Folie à deux, la recensione: ecco la differenza tra uomo e maschera
Il primo “Joker”, spezzando il cuore dei critici fondamentalisti e dei loro discepoli, è tornato a casa da Venezia 2019 con il Leone d’Oro. Poi, senza trascurare il territorio mainstream, è tornato a casa dalla soirée degli Oscar 2020 con due statuette. Niente male per Todd Phillips, lo stesso Todd Phillips delle tre “Notti da leone”.
Niente male per un film che, sebbene lontano milioni di chilometri dall’essere un cinecomic, si muove dentro la Gotham di Batman e di Batman racconta il peggior nemico. Un capolavoro più buio della notte o, semplicemente, un abbaglio collettivo? Nel dubbio, Todd Phillips ha deciso di dargli un seguito: Joker - Folie à deux. E il cuore, stavolta, lo ha spezzato a noi…
Se il primo (bellissimo) “Joker” porta cupamente in scena la tragedia di un uomo ridicolo, un freak schizzato e perturbante di nome Arthur Fleck, il secondo “Joker” punta tutto sulla rivoluzione stilistica: ci troviamo di fronte a un oggetto strano, sbilenco, un po’ prison movie, un po’ legal drama, un po’ love story tossica e un po’ musical. Un po’ tanto musical, a dire il vero, e questo spiega la scelta di affidare a Lady Gaga il ruolo di Harley Quinn (già consacrata icona ultrapop da Margot Robbie). Sì, certo, Todd Phillips ci parla ancora della differenza tra Uomo e Maschera, dell’abisso tra politica e umanità. Ci parla ancora dell’analfabetismo emotivo della società. Ma la forza cinematografica dov’è, accantonando la bravura di Joaquin Phoenix-Arthur Fleck e della sua nuova socia canterina?
Troppo impegnato a risultare spiazzante per accorgersi della propria inconcludenza, “Joker - Folie à deux” inizia ad annoiare appena smette di sorprendere. E la densità narrativa del primo “Joker”, complice un minutaggio criminale, evapora drammaticamente assieme alla pazienza degli spettatori.
Joker - Folie à deux, regia di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson, Catherine Keener (Usa, 2024)