Festa per i 100 anni del Santa Maria della Misericordia: «Vogliategli bene»
La sala circolare, un abbraccio ai duecento invitati. Lungo le pareti foto, pannelli storici: estratti di memoria che danno umanità al luogo, lo caricano di vissuto. Cent’anni di lavoro, fatiche. Morte e vita. Di amore, ieri corrisposto: «Vogliate bene al nostro ospedale», l’appello del direttore generale dell’Azienda sanitaria Friuli Centrale (AsuFc), Denis Caporale. A tutti, politici e addetti ai lavori, diversi dei quali presenti all’evento con cui si è voluto festeggiare il centenario del Santa Maria della Misericordia, i locali quelli sottostanti la chiesa. Sacro e profano giunti volentieri a patti nel segno di un’opera che, dal 1924, si impegna, insieme alla propria comunità, a preservare la salute dei cittadini. Udinesi, certo, ma non solo.
Circondati così da istantanee narranti il passato del presidio ospedaliero, autorità e addetti ai lavori si sono avvicendati puntando lo sguardo al futuro di una realtà che, sin d’ora, si trova ad affrontare le sfide di un mondo in continuo divenire. Di una regione in cammino. Al suo fianco, il nosocomio, i dipartimenti. Le strutture e l’università. Universi convergenti in quella prima pietra posata, il cui ricordo, guarda un po’, giace proprio lì, a pochi passi dal tavolo dei relatori: la pergamena, una penna. La cazzuola impiegata al tempo.
Tempo. Di festeggiare la realizzazione di un sogno: «Il sogno – spiega lo stesso Caporale, in avvio del dibattito moderato dal vice-direttore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini – di offrire un’assistenza sanitaria per tutti. In questi cent’anni si sono vissuti dei cambiamenti straordinari. Ogni passo è stato reso possibile grazie al lavoro instancabile di tutti». Medici, infermieri, fino ai collaboratori esterni. Non ci si scorda di nessuno.
Numerosi i volti, tanti i rami che infondono quotidianamente linfa vitale all’organismo ospedaliero. Fra questi, l’Università degli studi di Udine, per l’occasione rappresentata dal rettore Roberto Pinton: «È un grande piacere poter soffiare tutti insieme queste cento candeline. Ora l’obiettivo è tenere accese con grande impegno le prossime cento. Come Università, in questi anni, abbiamo assolto al nostro obbligo di formare le persone che hanno poi portato il loro contributo a questa splendida istituzione».
Parola quindi al sindaco di Udine Alberto Felice De Toni: «La sanità pubblica è, insieme all’istruzione e alla giustizia, uno dei pilastri di uno stato democratico. L’ospedale di Udine è un vanto per l’intera regione che proietta la nostra città in una dimensione europea». Da qui l’aggancio per un excursus storico, poi sostenuto dagli oratori successivi: «Coloro i quali hanno immaginato tutto questo cent’anni fa sono stati dei visionari. Ci avevano visto lungo».
Da “la” del primo cittadino, allora, agli interventi del presidente dell’ordine degli ingegneri di Udine Giovanni Piccin – «per realizzare una grande opera serve una necessità e la capacità di gestire dei cambiamenti importanti» – e dell’ingegnere Elena Moro. «L’avventura del Santa Maria della Misericordia – le parole di quest’ultima – è iniziata nel 1922 con la costituzione di un comitato per la costruzione dell’ospedale di Udine. Importante, oltre al contributo dato dalla Cassa di Risparmio per le spese dell’area, fu dunque la lungimiranza dell’amministrazione di allora». Nonché il coraggio di un giovane ingegner Eugenio Mariutti, storico progettista del plesso. «Vi dedicò 45 anni della sua vita professionale». Tra ostacoli e pareri spesso e volentieri (almeno in principio) contrari.
Col contributo dell’architetto Giorgio Dri la prosecuzione della lectio magistralis. E una piccola provocazione: «All’epoca si ebbero amministratori visionari che ebbero il coraggio di andare contro corrente sognando in grande. Oggi la cosa sarebbe ripetibile?». La risposta da Caporale: «Le difficoltà ci sono».
Ciò detto, il focus vira sui temi sanitari. Insieme al professor Silvio Brusaferro, ordinario di Igiene generale e applicata, al dottor David Turello, direttore sanitario di Asufc. A vegliare, l’assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi. Ma anche l’arcivescovo di Udine Riccardo Lamba. Sua la benedizione conclusiva. Benaugurante: per altri cent’anni di lavoro al servizio dei pazienti, dei cittadini. —
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