Fedriga si fida di Trump: il voto americano rafforza le collaborazioni con Italia, Europa e Nato
«La vittoria di Trump dimostra la forza della democrazia americana. Sono certo che negli anni a venire la collaborazione tra il nostro Paese e gli Stati Uniti continuerà a rafforzarsi, così come le relazioni bilaterali atlantiche sulle quali il Friuli Venezia Giulia ha investito con convinzione».
Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, non teme ricadute economiche disastrose dal ritorno del tycoon alla Casa Bianca, al contrario crede che nella nuova era Trump l’Europa sarà costretta a ripensarsi per rispondere ai problemi dei cittadini.
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Presidente come definisce il risultato dei Repubblicani?
«Importante. Siamo di fronte a numeri non prevedibili alla vigilia, penso sia frutto di un processo democratico che dimostra la forza della democrazia americana».
Se l’aspettava?
«Nei giorni scorsi ero in missione negli Usa e lì tutti davano Trump per vincitore. Al mio rientro il racconto fatto in Italia era qualcosa di diverso: negli Usa ero convinto che Trump avrebbe vinto, mentre qui mi era sorto qualche dubbio».
Le collaborazioni dell’Italia e della nostra Regione con gli Usa possono incrinarsi?
«L’Italia è sempre stato un partner storico degli Usa e quindi mi auguro che le collaborazioni si possano rafforzare. Mi auguro possa avvenire nell’interesse comune delle democrazie occidentali anche perché gli Usa hanno sempre dimostrato una solidità nei rapporti che prescinde dai presidenti».
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Vale anche per le guerre su cui Trump ha idee diverse da quelle di Biden?
«Soprattutto nei momenti segnati dai conflitti internazionali i valori democratici occidentali devono essere rafforzati. I diritti che le democrazie occidentali garantiscono vanno riservati a livello globale»
Trump riuscirà a garantire tutte le promesse fatte in campagna elettorale?
«Dobbiamo aspettare di vedere cosa farà l’amministrazione Trump, tradurre ora la campagna elettorale in scelte di governo rischia di condurci in strade sbagliate. Mi auguro che vengano valorizzati i rapporti con l’Italia, l’Europa e la Nato».
L’eventuale applicazione dei dazi la preoccupa? Cosa rischiano le nostre aziende?
«La politica del rigore, compresa quella sull’immigrazione irregolare, è una scelta chiara espressa dai cittadini e non metterà in discussione i rapporti commerciali che dovranno aumentare. Da parte sua, l’Unione europea deve mettersi in discussione. Nell’automotive, a esempio, ha consegnato alla Cina pezzi di produzione e di know-how determinanti sul futuro della mobilità. La stessa crisi tedesca non va attribuita alle politiche di Trump, bensì a politiche sbagliate assunte in quel Paese».
La vittoria di Trump può costringere l’Europa a ripensarsi?
«Mi auguro che l’Europa possa mettere in discussione le politiche ideologiche portate avanti finora. A partire dall’immigrazione, dalla capacità di innovazione e dalla ricerca. Oggi le politiche europee mi paiono una sommatoria di interessi singoli piuttosto di una sintesi degli interessi dei Paesi che la compongono».
Cosa manca?
«Manca una linea strategica di risposta europea in grado di tutelare il continente. Spero che la risposta dei cittadini americani possa far riflettere anche l’Unione europea dove, in assenza dell’elezione diretta del presidente, le necessità dei cittadini vanno comprese e affrontate».
Trump ha vinto perché ha saputo comprendere i problemi della gente?
«Il centrosinistra internazionale che guarda agli Usa e all’Europa vive un profondo scollamento nei confronti delle popolazioni. Lo scorso aprile una signora latino-americana mi disse che avrebbe votato per Trump perché a suo figlio a scuola gli facevano “indossare la gonnella per imporre un’ideologia”. Questo scollamento si traduce, a livello globale, in un voto penalizzante per lo stesso centrosinistra. Lo vediamo in Francia, in Spagna e pure in Germania dove la sinistra sta vivendo una profonda difficoltà».
Si aspettava il voto delle donne per Trump?
«Le donne come gli uomini votano il candidato più vicino alle loro idee».
Il fatto che Trump tenda a ridimensionare gli effetti dei cambiamenti climatici può avere ripercussioni sulla Valle dell’idrogeno?
«Dobbiamo essere onesti e ricordare che sul tema l’Unione europea ha fatto scelte radicali, ma in questo contesto anziché favorire la transizione green rischiamo di ammazzare il nostro mondo produttivo, trasferendolo dove non ci sono regole, nel Far east a esempio, senza provocare alcun impatto sulle immissioni inquinanti. Su questo bisogna essere razionali e realisti».
Che momento viviamo?
«Viviamo un momento frizzante. Noi comunque continueremo a fare accordi con gli Usa. Durante la missione negli Usa ho incontrato più volte il governatore della Virginia, lo Stato che ha dato una forte mano a Trump, il quale ha espresso l’intenzione di rafforzare i rapporti con il Friuli Venezia Giulia. Non escludo una sua imminente visita in regione».
Quali sfide ci attendono?
«Ci attendono sfide numerose e complesse che richiamano l’attenzione sulla centralità di un’alleanza strategica, tra le democrazie occidentali, da rinnovare nel nome di valori, libertà, le cui profonde radici uniscono in un legame inscindibile l’Europa e gli Usa».