La rabbia dei veneziani per il ticket d’accesso: «Saremo chiusi dentro»
Una folla di oltre 200 persone ha gremito la Scoletta dei Calegheri a San Tomà per riaffermare l’opposizione al contributo d’accesso, definito da molti come «un ticket contro la volontà della città».
Alla vigilia del 25 aprile, primo giorno della fase di sperimentazione, il dissenso continua a serpeggiare tra i cittadini. Lo evidenzia la lunga fila di persone schierate fuori dalla sala per protestare contro il contributo. L’assemblea, originariamente prevista nella sala San Leonardo a Cannaregio, è stata trasferita a San Polo. «Dopo una richiesta presentata il 6 marzo, ci è stata negata una sala libera che ci era stata promessa», ha sottolineato con amarezza il consigliere comunale di “Tutta La Città Insieme” Giovanni Andrea Martini, «mai era stato negato uno spazio pubblico il giorno prima dell’evento».
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Nonostante le dimensioni più anguste, nessun partecipante ha voluto desistere: si sono radunate più di 200 persone di tutta l’età. Per non perdersi una battuta, si sono ritagliate un angolino fuori dalla sala, facendo capolino dalle porte d’accesso per far sentire la propria voce. Il microfono è rimasto sempre aperto e nessuno si è tirato indietro.
Tra i presenti, sono intervenute le numerose associazioni promotrici dell’evento: Tutta la Città Insieme, Forum per Mestre e Venezia, Ambiente Bene Comune. Hanno aderito: Comitato NoGrandiNavi, Comitato Waterfront, Comitato Revisione Viabilità Lido, Assemblea Sociale per la casa, Rete Solidale per la Casa, Associazione Lido d'Amare, Gruppo Salviamo San Piero e Sant'Anna, Gruppo ex Cantieri Actv di Sant'Elena, Gruppo Salviamo Cannaregio-no al terminal San Giobbe San Giuliano, Associazione Mi riconosci? Veneto e l’Associazione P.E.R. Venezia Consapevole ETS.
La lettura del regolamento del ticket d’accesso è stata accolta da forti brusii, emblematici di uno scetticismo diffuso. «Questa città che dovrebbe essere aperta al mondo e non è nemmeno aperta ai cittadini», ha sottolineato Martini. Tra le pareti sono risuonati tutti i dubbi che hanno dominato il dibattito cittadino negli ultimi mesi: «È davvero questa la soluzione per gestire il turismo di massa? Come è possibile tutelare il diritto alla privacy?, Perché non investire i fondi per affrontare problematiche molto più urgenti?».
Nel suo intervento, l’architetto Franco Migliorini ha formulato una metafora tagliente: «Venezia come un recinto ad alta intensità d’uso». Un’immagine che ha fatto sobbalzare tutti i presenti.
«Chi ci guarda con un occhio esterno vede la plausibilità di questa proposta perché ci lamentiamo da sempre del turismo di massa. In qualche modo dobbiamo agire, ma è davvero questa la soluzione più efficace? Questa iniziativa è innegabilmente più affine alla gestione di uno spazio museale», ha evidenziato Filippomaria Pontani dell’Università Ca’ Foscari nel suo intervento. «Siamo sulla soglia di una mutazione genetica», ha commentato indignato Michele Boato di Forum per Mestre e Venezia, «sembra che tutto questo possa paradossalmente sfociare in un aumento della presenza turistica».
Tra le numerose proposte si fa strada l’idea di un referendum post-sperimentazione. «In città siamo rimasti in meno di 49.000 e dobbiamo quotidianamente far fronte alla mancanza di case e servizi adeguati», ha sottolineato la portavoce della Assemblea Sociale per la Casa Federica Toninello, «basta trattare Venezia come una gallina dalle uova d’oro».
Marco Gasparinetti di Terra Acqua 2020 da Ca’ Farsetti, annuncia un’iniziativa che sarà presentata questa mattina in Comune. Il consigliere intende proporre una serie di misure da prendere in città «per superare la monocoltura turistica». La protesta non si è esaurita. Per giovedì, primo giorno del ticket d’accesso, ASC ha in programma un sit-in alle 10.30 a Santa Chiara per dare voce al dissenso e al disagio abitativo.