«Mamma accendi la stufa»: così Boraso distrusse le carte
«Prima che Report venga a casa tua, meglio che un po’ di carte te le tieni. È tutto regolare, ma qua ormai sono sotto mira dei comunisti di merda» dice Renato Boraso, intercettato, a una donna non indagata. Se i pm, a gennaio, hanno chiesto una proroga nelle intercettazioni su Renato Boraso, Derek Donadini, Morris Ceron e Fabio Cacco è perché, dopo la messa in onda del servizio Rai che sollevava pesanti accuse sulla figura dell’assessore alla Mobilità, questi era cambiato completamente.
La fine del 2023 e l’inizio del 2024 hanno infatti visto Boraso attivarsi a tutto campo per coprirsi dal rischio di un’indagine nei suoi confronti, senza sapere che ormai era già troppo tardi e che, anzi, certi comportamenti non hanno fatto altro che mettere ancora più in allerta la Guardia di finanza e la Procura, consegnando alle autorità ulteriori prove.
A convincere l’assessore della necessità di un’attenzione estrema è anche Fabrizio Ormenese, l’imprenditore che gli faceva da tramite in diverse occasioni e che, in particolare, stava dietro alle tre cessioni “favorite” concordate con Ive Srl. E’ lui a spiegare a Boraso che i documenti fiscali non bastano: «È tutto monitorato, attenzione. Le fatture che hai fatto, è un problema, perché ci sono fatture ma non c’è il contratto. Ho parlato con uno studio fiscalista, bosogna che tu mi dai il contratto di consulenza, che tu hai fatto delle ricerche di mercato, delle robe».
Il titolare della Mobilità comunale dice di avere tutto già pronto, ma Ormenese non è convinto: «No, bisogna che facciamo ’sta roba altrimenti lo abbiamo in culo. Dai, che a marzo arrivano, preparati per marzo. Ma non sapevi ’sta roba qua?». L’imprenditore si fa specifico: «Tre società abbiamo con te, tre consulenze da 40 mila euro, 120 mila, dopo facciamo tutto. Occhio sempre al telefono».
Boraso inizia a prestarci davvero attenzione, a quel telefono: il trojan che la Guardia di finanza gli ha installato e che permette agli investigatori di ascoltare le sue conversazioni come se fosse una cimice in ogni stanza diventa quindi meno efficace, perché lo smartphone spesso viene abbandonato altrove. D’altronde persino il marito della sua segretaria lo mette in guardia: «I cellulari ascoltano sempre».
L’avviso alla madre
Eppure, nonostante le precauzioni, il microfono finisce per registrare proprio un momento in cui l’assessore si catapulta a casa per distruggere documenti: l’otto gennaio lo anticipa pure alla madre, «adesso vengo avanti e indietro e butto delle robe in stufa, man mano». La donna è perplessa, al che lui insiste: «Senza fare domande, accendi la stufa che fa freddo». E poi sarà proprio lei a chiedere all’altro figlio: «Digli che la stufa è accesa a tuo fratello, che deve bruciare le carte», quindi: «Ha bruciato delle carte che c’è bisogno che le bruci, se no butto acqua, che non posso stare con la stufa accesa».
Distruggere la documentazione sbagliata era solo una parte del lavoro, ovviamente, era indispensabile anche prepararne di corretta. In particolare viene intercettato tutto uno scambio che riguarda la cessione di palazzo Rio Novo, venduto a maggio del 2016, ed è per questo che vengono preparati contratti di consulenza che giustifichino le fatture da 330 mila euro emesse da Stella Consulting per quell’anno. A cui se ne associano altre per oltre 200 mila euro che riguardano gli anni 2017, 2018 e 2019, tutte in capo alla stessa società immobiliare, alla cui titolare Boraso spiegava, a dicembre: «Io devo consegnarti dei quattro anni di collaborazione un po’ di documentazione, mi segui?».
Alla fine però è lo stesso “consulente” a domandare del materiale alla sua “cliente”: «Avrei bisogno che tu mi porti, che mi consegni anche due fogli, qualcosa su quel palazzo. Una relazione su quel cazzo di hotel, anche fossero due pagine. Tu portami un po’ di storia di questo palazzo». E i fogli arrivano, ex post risulterà che li abbia prodotti Stella, peccato che le Fiamme gialle abbiano ascoltato tutto.