Ecco il progetto bio banca per il tumore al seno: cure mirate al San Camillo del Lido
Il 70% delle persone che si sottopone a delle terapie oncologiche, una volta guarito, presenta deficit cognitivi, dalle difficoltà a concentrarsi ai problemi di memoria, ma anche lentezza nel processare le informazioni e una sensazione di affaticamento mentale e annebbiamento.
Tutti aspetti che influenzano la qualità della vita della persona, motivo per cui l’Irccs San Camillo del Lido è pronto a creare una bio banca, insieme all’Istituto Nazionale Tumori Irccs Pascale di Napoli.
«Raccoglieremo il plasma delle donne che hanno un tumore alla mammella, in modo da studiare i biomarcatori del sangue. Faremo delle analisi per capire se ci sono profili proteici che, se associati a certe terapie, possono portare a deficit cognitivi» spiega Pierfranco Conte, direttore scientifico del San Camillo.
Lo studio è strettamente legato alla medicina di precisione, dal momento in cui la mappatura consentirà di capire quali siano le migliori terapie per le pazienti. Il progetto della neuropsicologa Francesca Burgio ha convinto anche l’Europa, che ha destinato al San Camillo un milione di euro per la biobanca e la tele riabilitazione cognitiva, «che permetterà di indagare l’efficacia degli interventi riabilitativi a distanza, pensati per non affaticare le pazienti con gli spostamenti per raggiungere gli specialisti» aggiunge Giorgio Arcara, vice direttore scientifico dell’Irccs e psicologo specializzato in deficit cognitivi.
Il progetto di ricerca riguarderà le donne che hanno ricevuto una diagnosi di cancro al seno, ma l’obiettivo è quello di allargarsi in futuro ad altre tipologie di tumore. «Partiamo da qui perché è il tipo di tumore più diffuso ed è anche la branca su cui si sono fatti più progressi negli ultimi anni» fa sapere Conte, sottolineando come si tratti di un punto di partenza e non d’arrivo.
La biobanca non ha come obiettivo solo la mappatura dei biomarcatori ma, allargando il raggio, mira a voler migliorare la qualità della vita delle persone sopravvissute a un cancro. Il tema è quanto mai attuale: «La ricerca ha fatto progressi» osserva Arcara, «fino a ora l’oncologia si è concentrata sul far sopravvivere il paziente, ora possiamo permetterci il lusso di chiederci come sia la qualità della vita di queste persone, viste le terapie impattanti».
Non solo deficit cognitivi, chi guarisce dal cancro spesso si trova a dover convivere con l’ansia di una possibile ricaduta, la paura che anche i familiari possano ammalarsi, ma anche con depressione, insonnia, difficoltà socio relazionali, con la tendenza a chiudersi in se stessi, o problemi legati all’immagine corporea, ricorrenti soprattutto in chi si sottopone alla mastectomia, l'asportazione chirurgica della mammella.
«Per questo abbiamo predisposto un servizio di benessere oncologico, con una serie di incontri a Villa Salus per i pazienti che ne sentono il bisogno, con un’équipe multidisciplinare, per una presa in carico a 360° della persona». I pazienti potranno, infatti, contare sulla presenza di un oncologo, dello psicologo e neuropsicologo, ma anche del ginecologo.
«La medicina sta capendo che il problema non è solo curare la malattia, ma garantire una buona qualità di vita». Ciò che ha dato il la al San Camillo nel predisporre il servizio è stata la legge sull’oblio oncologico, che garantisce alle persone guarite da un tumore gli stessi diritti degli altri. «Noi ci siamo chiesti se questi pazienti stiano davvero bene e cosa si potrebbe fare per aiutarli al meglio, dopo le terapie». Non è più un discorso di sopravvivere al cancro, ma di tornare a vivere. Possibilmente, al meglio.