Atletica, Elena Bellò: “Il record di Gabriella Dorio è nelle mie corde. Stagione che non mi soddisfa”
Elena Bellò è stata ospite dell’ultima puntata di Run2u, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera in onda sul canale Youtube di OA Sport. La mezzofondista veneta ha colto l’occasione per fare il bilancio di un 2024 ricchissimo di appuntamenti importanti con le Olimpiadi di Parigi che hanno lasciato un po’ di amaro in bocca all’atleta classe 1997.
L’intervista ha preso il via con una analisi sugli 800 metri attuali, un po’ troppo ricchi di “sportellate”. La nativa di Schio dice la sua sull’argomento: “Non sono una che ne dà, non perchè sono troppo gentile in gara, ma perchè sono molto concentrata su quello che devo fare in quei momenti. Ne capita ovviamente di ricevere. Per esempio ne ricordo una grossa in Coppa Europa a Chorzow nel 2021. L’atleta tedesca mi ha passato in prima corsia quando ero al comando, ma mi ha mandato in terza. Un comportamento che l’ha portata alla squalifica. A fine gara, però, non ci pensi più”.
L’intensità fisica degli 800 metri va di pari passo con una qualità sempre più elevata. “Il livello si è alzato parecchio. Quest’anno è stato folle a livello statistico. Per fare un esempio, sotto l’1:59 siamo scese in 47 atlete, altri anni succedeva che fossero 20. Il livello medio è cresciuto in maniera esponenziale. Gli 800 metri, poi, sono una gara difficile da allenare. Devi cucire la preparazione giusta sull’atleta e creare il connubio perfetto con l’allenatore, soprattutto anno dopo anno”.
I dettagli, come sempre, fanno la differenza: “2 minuti in una gara sembrano tanti, uno può pensare che si possano cambiare le cose in corsa, ma non è così. L’inizio è sempre molto rapido e se sbagli un passaggio nei 100 metri tutto si complica, come se hai una brutta posizione nell’ultimo giro sei chiusa per la fase finale. Contano capacità, tattica e fortuna. In Diamond League sono partita spesso dalla prima corsia e risultavo poi chiusa”.
Elena Bellò passa poi al bilancio del suo 2024 tra Europei in casa e Olimpiadi a Parigi. “Senza dubbio una stagione lunga e che non mi soddisfa realmente. Alcuni eventi sfavorevoli non mi hanno fatto arrivare dove volevo. Anche a Londra dove ho firmato il mio personale non ero sicura di correrlo. Stavo bene nel mese di maggio, per esempio, ma non ho trovato le gare giuste per dimostrarlo. Ho incamerato tanta esperienza, certo, ma ormai sono abituata anche alle batoste, quelle che mi hanno fatto crescere negli anni e diventare più forte. Mi fanno ragionare su dove migliorare ancora. A Parigi si è visto come il livello medio sia cresciuto tantissimo. Ormai l’1:58 alto non basta più. Ci voleva un 1:57 che è un tempo incredibile”.
A questo punto l’obiettivo potrebbe essere il “mitologico” 1:57.66 di Gabriella Dorio del lontanissimo 1980? “Credo sia un tempo nelle mie corde, lo vedo dagli allenamenti. Penso sia un crono non inarrivabile. Sicuramente serve la condizione ideale nella gara giusta ma ritengo si possa fare. Non penso tanto, però, a realizzare il record italiano, ma se voglio raggiungere una finale mondiale devo correre quel tempo. Per essere qualcuna negli 800 devi scendere sotto l’1:58. Prima pensavo fosse difficile, un crono che ti poneva in un’altra dimensione. Ora, viste anche le avversarie a livello internazionale, è un tempo che bisogna fare”.