Tennis: a Shanghai l’ottavo Masters 1000 dell’anno. Sinner e Alcaraz nel luogo del poker di Djokovic
In principio, a Shanghai, ci fu il Masters. O meglio, com’era diventata allora, la Tennis Masters Cup, il torneo dei migliori otto che poi ha preso l’attuale nome di ATP Finals. Si tenne lì una prima volta nel 2002, al New International Expo Center (SNEIC), prima che, dal 2005 al 2008, si arrivasse al campo centrale della Qizhong Forest Sports City Arena. Qui, nel 2009, è cominciata l’avventura dell’odierno Shanghai Masters, con l’aggiunta dell’apertura del tetto a magnolia (che è il fiore per eccellenza di Shanghai) e dei vari nuovi campi esterni.
Di fatto, nella storia, qui hanno trionfato praticamente sempre i big. Dopo una prima edizione vinta dal miglior Nikolay Davydenko di sempre (che durò da lì fino al secondo set dei quarti degli Australian Open 2010 contro Federer), dal 2010 al 2018 si sono succeduti tre nomi nell’albo d’oro: quelli di Andy Murray, vincitore per tre volte, Roger Federer, per due, e Novak Djokovic, per quattro. Il serbo è l’unico ancora rimasto in attività, anche se l’obiettivo cinquina al momento è un po’ lontano per come stanno le cose. Nel 2019 è stato il turno di Daniil Medvedev, a 10 anni da Davydenko, poi le questioni Covid hanno cancellato il torneo dal 2020 al 2022. Tutto tradotto: Rafael Nadal non ha mai vinto questo torneo, perdendo le due finali giocate (Davydenko 2009, Federer 2017).
Tornato in calendario nel 2023, ha vissuto nella sua nuova natura da due settimane. Quell’edizione è stata anche l’unica con un finale per certi versi a sorpresa, causato dalla vittoria del polacco Hubert Hurkacz. Quest’anno lui non potrà però difendere il titolo, in virtù dei tanti problemi di infortuni che lo stanno tartassando in questa seconda metà di 2024.
L’attenzione è ovviamente tutta per Jannik Sinner, sorteggiato per l’ennesima volta dalla parte di tabellone di Carlos Alcaraz (in pratica, quando non sono stati teste di serie numero 1 e 2, non è accaduto solo agli Australian Open) e ancora un’ulteriore volta nello stesso quarto di Medvedev. L’altoatesino, tra le varie vicende del suo percorso agonistico, ha giocato nel 1000 cinese solo nel 2023, perdendo agli ottavi con l’USA Ben Shelton, ed era quella anche la prima partecipazione del murciano, superato da Grigor Dimitrov sempre al quarto turno. Per entrambi, in buona sostanza, un’occasione di guadagnare sull’altro, ma con l’incombenza di Djokovic dall’altra parte.
Il serbo, infatti, si ripresenta a cinque anni dal quarto di finale perso contro il greco Stefanos Tsitsipas, che fu poi fermato da Medvedev. Il 24 volte campione Slam ha pubblicamente dichiarato che della qualificazione alle ATP Finals gli importa, sostanzialmente, il giusto, ma non è di certo indifferente al fatto che in Cina è considerato in maniera notevole. E questo già ai tempi del duopolio Federer-Nadal, quello che lui è riuscito a spezzare: aveva già un suo tipo di aura, in pratica. Avrà un percorso più complesso rispetto a quelli di Sinner e Alcaraz, ma il vero dilemma è legato a quale Djokovic vedremo. Molto difficilmente sarà la versione olimpica, ed è più probabile che si tratti di un suo lato sì forte, ma non necessariamente favorito per la vittoria finale (non aiuta la presenza dalla sua parte di Rublev, Dimitrov e Tiafoe).
In casa Italia, questo torneo ha vissuto il suo momento più alto nel 2019: furono due gli azzurri ad arrivare ai quarti, Fabio Fognini e Matteo Berrettini. L’uno fu fermato da Medvedev, l’altro batté Thiem e ci volle uno Zverev deluxe per eliminarlo. Fu quella l’unica occasione in cui i colori italiani si videro tanto avanti. Quest’anno, va detto, c’è anche una quantità enorme di nostri giocatori: nove, compresi proprio Fognini e Berrettini, l’uno capace di trovare ancora l’energia per giocare alcune partite da par suo e di sfiorare gli ottavi a Wimbledon, l’altro che, dopo l’infortunio di Tokyo, sembra essere in grado di giocare (è stato, del resto, visto allenarsi).
Per Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi e Flavio Cobolli c’è un bye al primo turno. In particolare, per Cobolli potrebbe arrivare la sfida-fascino con Stan Wawrinka oppure la necessità di trovare da qualche parte un elmetto nel caso di presenza del francese Giovanni Mpetshi Perricard. Potenziale esperienza del francese Adrian Mannarino per Arnaldi, per Musetti invece o Goffin o Duckworth, che ad oggi gli sono inferiori sulla strada di un ottavo con Zverev. Jannik, naturalmente, viaggia su un altro binario, ma la potenziale rivincita agli ottavi con Shelton c’è.
Quanto al resto del gruppo italiano, quello tra Fognini e Luciano Darderi si presenta come un derby atipico, nonché come uno scontro generazionale a tutti gli effetti con vista sull’USA Tommy Paul (che ha già sconfitto di recente entrambi). Luca Nardi ritrova il francese Alexandre Muller, da cui perse malissimo al Roland Garros, Lorenzo Sonego potrebbe essere il primo avversario di Shelton e, infine, c’è il capitolo di Berrettini. Il romano non ha pescato poi benissimo al primo turno (l’australiano Christopher O’Connell), mentre rimane sempre un po’ enigmatica la questione del danese Holger Rune al secondo.