Era il 12 maggio 2019 quando un non ancora diciottenne Jannik Sinner faceva il suo debutto nel tabellone principale degli Internazionali d’Italia sconfiggendo in rimonta sul centrale l’americano Steve Johnson per 1-6 6-1 7-5 dopo aver salvato un match point. Un’impresa non da poco all’epoca per l’altoatesino, solamente alla terza partita della carriera nel circuito ATP contro un giocatore esperto e capace di sfiorare la top20 mondiale nel 2016.
“Era il primo turno degli Internazionali a Roma nel 2019, quella era solo la terza partita a livello ATP per Sinner, aveva 17 anni. All’inizio mi sentivo un po’ nervoso all’idea di giocare sul Centrale contro un italiano, ma poi mi sono ritrovato davanti un ragazzino magrissimo e ho capito che dovevo vincere. Ho vinto facilmente il primo set (6-1). Non sapevo neanche chi fosse Sinner, ho pensato che sarebbe stato imbarazzante perdere quella partita. Ho giocato in maniera orribile il secondo set e l’ho perso malamente (1-6). Siamo arrivati al terzo set, ho avuto la possibilità di vincere ma alla fine mi è sfuggita di mano (5-7)“, racconta Johnson in un podcast con John Isner e Jack Sock.
Una sconfitta che lo ha portato addirittura a valutare il ritiro dal tennis: “Quando sono arrivato nello spogliatoio ho chiamato il mio agente e gli ho detto di cancellare i miei prossimi impegni, volevo ritirarmi dal tennis. Non potevo accettare la vergogna di perdere contro Sinner. Gli ho detto che ero stato sconfitto da un ragazzino di 17 anni che faceva schifo, era terribile. Il mio agente e il mio allenatore mi ripetevano di dare tempo a Sinner, che era un giocatore destinato alla grandezza. Io gli ho detto che erano così stupidi, che quel ragazzino non sarebbe arrivato da nessuna parte, dopo aver battuto me non avrebbe più vinto neanche una partita“.
Cinque anni dopo le cose sono andate diversamente, come sappiamo, e l‘ex giocatore statunitense (ritiratosi lo scorso marzo) oggi può ricordare con un sorriso quella partita: “Sono contento di aver valorizzato il suo talento. Non avrei mai pensato che avrebbe potuto vincere degli Slam o diventare per distacco il miglior giocatore del mondo. Sono felice di essere una nota a piè di pagina della carriera di un tennista così forte. E poi chissà, forse se non mi avesse battuto la sua vita avrebbe preso una strada diversa, magari adesso starebbe giocando i Challenger“.
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