Matteo Zurloni: “Sogno il record del mondo. La costanza è più importante della velocità pura”
Un oro ai Mondiali dell’anno scorso l’ha portato in un’altra dimensione, le Olimpiadi di Parigi di quest’anno hanno confermato che può stare ai massimi livello. Matteo Zurloni è il principale riferimento dell’arrampicata sportiva italiana: nella specialità della speed, la velocità pura, il classe 2002 nativo di Segrate detiene il record europeo e sembra poter crescere ancora. Lo abbiamo intervistato per OA Sport per parlare della sua stagione 2024 e non solo, proiettandosi verso il futuro.
L’oro ai Mondiali 2023 giunse come un fulmine a ciel sereno. In vista di Parigi ti ha aggiunto o ti ha tolto qualcosa?
“Essermi qualificato per primo, ad agosto 2023, mi ha permesso di preparare con più calma questo percorso, anche se la vera preparazione è cominciata a gennaio di quest’anno. Arrivare alle Olimpiadi da Campione del Mondo ha portato tutti ad avere grandi aspettative su di me. Ai Mondiali sono riuscito a fare quello che dovevo nel giorno giusto, ma non sempre si riesce a tirare fuori la prestazione migliore nell’occasione migliore“.
Il tuo è uno sport crudele, come ha dimostrato la tua eliminazione a Parigi per 2 millesimi. Cosa vuol dire prepararsi per anni per una gara che dura pochi secondi? È la gara più breve delle Olimpiadi…
“L’Olimpiade è stata un’esperienza bellissima. Peccato per quei 2 millesimi, però gareggiavo contro uno degli avversari più forti per la sua costanza e per i tempi che ha fatto durante l’anno. Sono contentissimo di quello che ho fatto e per aver portato l’Italia in finale, il palcoscenico era spettacolare, con un pubblico calorosissimo. Mi sono goduto appieno l’esperienza, ho raccolto tutta l’energia possibile dai miei tifosi che erano lì a supportarmi. Mi sono portato a casa tanta fiducia, per essere riuscito a star tranquillo e a confermarmi su quel palcoscenico. E quella spinta è servita a proseguire al meglio nel circuito di Coppa del Mondo, dove ho conquistato un secondo posto nella classifica assoluta che conferma che tutti i miei sforzi sono ben indirizzati“.
Quali margini di miglioramento pensi ancora di avere? Dove si possono andare a limare i millesimi decisivi?
“Lavoro costantemente per migliorarmi, non è facile limare i centesimi su una via che è sempre la stessa, ma che non dà margini di errore. È per questo che sono sempre alla ricerca della perfezione nella performance. Il mio allenamento è composto dal lavoro in palestra, focalizzato sull’esplosività e la rapidità del gesto, e il lavoro in parete, dedicato alla tecnica. Allenandomi per Parigi avevo inserito un ulteriore allenamento settimanale di atletica, per essere più esplosivo. Inoltre faccio anche un allenamento di visualizzazione per percorrere mentalmente delle salite fra una sessione di gara e l’altra. Mi aiuta a sentirmi più tranquillo e più pronto. Col tempo ho imparato a concentrarmi e a darmi più fiducia e motivazione. Credo di poter migliorare ancora tanto dal punto di vista tecnico in parete e nella preparazione, un sogno sarebbe di essere tra i possibili candidati a poter abbassare il record del mondo“.
È più importante la velocità pura o la costanza tra una manche e l’altra?
“Per quanto la velocità pura sia devastante nel giorno giusto, è la costanza che rende questa prima arma spaventosa per gli atleti. Quindi è giusto tirare al massimo una via, ma bisogna anche saper gestire quella velocità in modo da sbagliare il meno possibile“.
In questo momento cosa hanno in più gli atleti asiatici e gli indonesiani?
“Credo che il vantaggio degli indonesiani non sia prettamente tecnico o di preparazione. Il punto è che sono particolarmente bravi nel recupero delle gambe e nell’anticipo degli arti superiori, cosa che permette loro di diminuire i tempi di contatto sulle prese“.
In Italia la specialità dello speed è proprio quella che sta esprimendo i talenti maggiori: per quale motivo?
“Non saprei dire il motivo per il quale in Italia la speed stia sfornando così tanti talenti. Forse sono stati i numerosi successi di singoli atleti negli anni scorsi che hanno acceso quella fiamma e hanno provocato la crescita dell’interesse per questa specialità, così come la crescita di tutto il movimento, grazie anche al grande lavoro svolto dalla FASI“.
Per quanto riguarda Los Angeles 2028: andrai a caccia di quella medaglia sfuggita a Parigi?
“Sicuramente se riuscirò a qualificarmi a Los Angeles l’obiettivo sarà quello di migliorare la prestazione di Parigi e puntare sicuramente alla medaglia. La preparazione che sto per iniziare è in funzione di quello, arrivare al meglio tra 4 anni e di conseguenza migliorare anche in tempi più brevi per gli anni che ci separano dall’Olimpiade“.
Compensando l’attività e l’università, insegni anche ai più giovani: quanto ti gratifica?
“La palestra Big Walls di Brugherio è la sede dei miei allenamenti, ma è anche il mio luogo di lavoro come allenatore della squadra agonistica di Speed. Ho la passione di aiutare le persone. Mi dà grandissima soddisfazione vedere un ragazzino che riesce a sperimentare le emozioni che ho provato io. Fare l’allenatore mi aiuta, mi permette di analizzare con più lucidità i miei movimenti: se qualcosa non sta funzionando ritorno alle basi, proprio come insegno ai miei ragazzi. L’arrampicata stimola le capacità di problem solving nel capire come salire, la creatività per individuare più opzioni di salita, la determinazione e la pazienza soprattutto nella Speed, in quanto bisogna lavorare incessantemente sulla tecnica prima di potersi dedicare alla velocità. Studio Scienze motorie e anche questo mi serve per insegnare: mi piacerebbe fare l’allenatore anche in futuro. Vorrei far crescere il più possibile l’arrampicata, e nello specifico la Speed, in modo da permettere a chiunque voglia iniziare questa disciplina di avere le basi per un allenamento di qualità“.
Che versione di Matteo Zurloni possiamo aspettarci tra qualche anno?
“Conquistare il titolo di Campione del Mondo Speed e partecipare alle Olimpiadi sono state esperienze incredibili e sicuramente ora in Italia c’è qualcuno in più che conosce il mio nome. Mi è capitato che alcuni bambini mi chiedessero l’autografo e in Nazionale alcuni ragazzi mi chiedono consigli e io riesco a darne molto più efficacemente, probabilmente per la fiducia nata dal titolo. Anche alcuni ragazzini di cui sono istruttore sono estremamente stimolati dal mio risultato e vogliono replicare il mio percorso. Questo non fa di me un idolo, ma sarei felice di rappresentare in qualche modo uno stimolo positivo. Mi piacerebbe continuare ad essere un punto di riferimento per questo sport a livello italiano e mondiale. Il mio obiettivo sicuro è quello di confermarmi fisso tra i primi al mondo nei prossimi anni, voglio spingermi oltre i limiti“.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Il mio record personale (record italiano ed europeo n.d.r.) è 4”94, il record del mondo di Watson è 4”74. Non nascondo che penso con una certa insistenza al record mondiale: l’idea di poter essere anche solo per un minuto la persona più veloce sulla faccia della terra è una cosa tremendamente affascinante. Di sicuro è uno degli obiettivi per cui sto lavorando”.