Lucia Bronzetti: “Lavoro per diventare top30. Garbin ha sempre creduto in noi, mi ispiro alle mie compagne”
Lucia Bronzetti è reduce da una stagione altalenante, in cui ha fatto fatica a raccogliere risultati di spicco nei tornei più importanti del circuito maggiore, chiudendo l’anno al 73° posto del ranking WTA. La 26enne romagnola ha vissuto però in crescendo il 2024, raggiungendo la semifinale a Guangzhou e soprattutto svolgendo un ruolo cruciale (con le vittorie su Magda Linette in semifinale e su Hruncakova in finale) nel percorso dell’Italia a Malaga per aggiudicarsi la Billie Jean King Cup.
Che voto dai al tuo 2024?
“Mi darei un 7“.
Nell’ultimo scorcio di stagione hai svoltato, ottenendo i tuoi risultati migliori. Cosa è cambiato e cosa non aveva funzionato nei primi mesi?
“Sicuramente è stato un anno impegnativo fatto di alti e bassi. Il livello è stato alto tutta la stagione, quindi non è facile competere a questo livello tutto l’anno. Ho giocato solamente tre 125 in tutto il 2024, il resto dei tornei 500, 1000 e Slam. Quindi ho un livello di tennis alto. Gli ultimi mesi ho lavorato con più continuità, e poi i risultati sono arrivati con la mentalità giusta. Direi lavorando con più continuità e la mentalità più da professionista. Ho poi raccolto i frutti del lavoro fatto“.
Non avevi mai giocato in BJK Cup e sei stata chiamata in causa per la semifinale e la finale, conquistando due punti decisivi. Cosa hai provato quando la capitana ti ha detto che avresti giocato e come hai gestito le emozioni?
“Quando mi ha detto che avrei giocato l’emozione era forte, avevo il cuore in gola. Ero da una parte felicissima, dall’altra sentivo la responsabilità di dover fare bene e dover portare il punto alla squadra. Quando giochi per l’Italia è sempre una grande responsabilità, perché non giochi solo per te, ma per tutta l’Italia. Ho provato a dare il massimo e cercare di divertirmi e provare a godermi il palcoscenico in cui ero. Alla fine ho giocato molto bene quindi è stata un’emozione grandissima“.
La forza del gruppo è il segreto di questa Italia in cima al mondo? Cosa rappresentano per te le tue compagne di squadra?
“Siamo un gruppo molto unito. Prima di essere giocatrici siamo amiche. Questo secondo me fa un po’ la differenza, l’unione, come si dice, fa la forza. Ed essendo così unite, anche chi non gioca ed è fuori dal campo riesce a dare quel qualcosa in più che serve a chi è in campo a giocare per vincere o comunque dare il proprio massimo. Sicuramente le altre compagne sono un’ispirazione. Cerco di prendere da loro il meglio e cerco di prendere quello che loro fanno meglio per potermi avvicinare al loro livello, a chi è più in alto. E provare sempre a migliorarmi“.
Quanto accaduto a Tathiana Garbin, con una prova di coraggio straordinaria, vi ha dato delle motivazioni speciali per provare a vincere la BJK Cup e dedicarle il trofeo?
“L’anno scorso è stato un anno molto difficile per Tathiana. E comunque anche per noi che le vogliamo un gran bene e siamo molto legate a lei. È stato per tutti un periodo molto difficile. Già l’anno scorso ci sembrava di aver fatto un risultato straordinario raggiungendo la finale. Non ci saremmo mai aspettate di riuscire a vincere quest’anno. È stata un’emozione ancora più forte. Oltre che per noi, oltre che per tutti gli italiani, questo trofeo l’abbiamo voluto dedicare a Tathiana, che ha sempre creduto in noi ancor prima che noi stesse ci credessimo. Ci ha sempre spinto partendo da lontano, ci ha sempre supportato con la giusta energia e positività. Ed è una grande capitana. Quindi sì, questo trofeo è nostro, ma in gran parte anche suo“.
A differenza di quanto sta accadendo in campo maschile, tra le donne si vedono meno ricambi in Italia. Pensi che sia solo una situazione contingente o c’è un problema?
“Secondo me la differenza tra il maschile e il femminile è che in Italia ci sono tanti tornei e Challenger maschili a differenza del femminile che ce ne sono pochi. Quindi hanno anche la possibilità di giocare in Italia tanti tornei. Comunque io penso che in ogni caso ognuno abbia il suo percorso, abbia la propria storia e il proprio cammino. Quindi ci vuole tempo per tutto e penso che dal dietro arriveranno altre giocatrici. Come siamo arrivate noi. Sembrava impossibile raggiungere l’era precedente, invece ce l’abbiamo fatta. Penso che anche in futuro ci saranno altre tenniste che riusciranno ad avere risultati grandi“.
Come si svolgerà la tua preparazione invernale?
“Mi sto allenando ad Anzio, fino al 24 di dicembre. Non abbiamo tanto tempo perché, avendo finito tardi con la Billie Jean King Cup, ne rimane poco. Però cerchiamo di sfruttarlo al massimo per Auckland“.
Quale sarà il calendario dei primi tornei a cui parteciperai nel 2025?
“Giocherò ad Auckland. Poi ancora devo decidere se giocare Hobart o Adelaide. Se entro in tabellone a Hobart gioco a Hobart, altrimenti Adelaide. Poi l’Australian Open“.
C’è un traguardo nel ranking che vorresti raggiungere nel 2025?
“Mi piacerebbe entrare nelle prime 30 giocatrici del mondo. Non è facile, perché come detto prima il livello è molto alto. Non mi pongo un limite di tempo. Lavoro per quello. Poi se viene quest’anno, se viene tra 4 mesi, se viene tra due anni… va bene. Il percorso è lungo e bisogna cercare di lavorare sempre bene con continuità e sono sicura che poi i risultati arriveranno“.
Qual è la tua dote migliore e quale invece il colpo su cui pensi di dover ancora progredire?
“Le mie doti migliori sono la tenacia e la voglia di lottare su tutti i punti fino alla fine. Quest’anno credo di essere migliorata su tanti aspetti. Sia nel diritto, rovescio e servizio. La cosa che devo migliorare è sicuramente l’uscita dai primi colpi, quindi il primo colpo dopo il servizio e il primo colpo dopo la risposta. Dovrei prendere più punti anche a rete“.