Sci alpino, l’Italia maschile deve vincere la propria “agorà-fobia”. Negli ultimi anni, se si vince, lo si fa (quasi) sempre in casa!
L’Italia dello sci alpino maschile resta profondamente legata al “fattore campo”, almeno se guardiamo all’epoca corrente. Il successo conseguito da Mattia Casse nella discesa libera della Val Gardena permette di aprire un’interessante tema legato al movimento azzurro, che non solo fatica a imporsi tout-court, ma quando lo fa, ci riesce generalmente a domicilio.
Ebbene, nell’ultimo lustro abbondante (a partire dalla stagione 2019-20) gli uomini italiani hanno vinto in Coppa del Mondo per 7 volte. O meglio. Sarebbe più corretto dire che Dominik Paris si è imposto in 6 occasioni, dopodiché Casse ha artigliato la prima affermazione della carriera proprio nelle scorse settimane. Comunque, non è questo il nodo del contendere. Si parla di “geografia”.
Dei sette trionfi di cui sopra, ben cinque sono stati acciuffati su nevi di casa. Paris ha vinto tre volte a Bormio (27 e 28 dicembre 2019, nonché 28 dicembre 2021) e una in Val Gardena (16 dicembre 2023); Casse si è imposto il 20 dicembre 2024, sempre sulla Saslonch, seppur in altra disciplina. Le eccezioni sono rappresentate dagli hurrà di Domme a Garmisch Partenkirchen (5 febbraio 2021) e Kviftjell (5 marzo 2022).
Già si festeggia poco. Inoltre, spesso – quando si brinda – lo si fa a casa propria. C’è dunque un “problema”, per l’Italia. Le gare nel nostro Paese sono (quasi) finite. Lo slalom di Madonna di Campiglio di mercoledì prossimo sarà l’ultima della stagione 2024-25 sul versante meridionale delle Alpi. A seguire tanti appuntamenti nelle vallate elvetiche, austriache e tedesche, una trasferta in Norvegia e poi il gran finale negli States.
Insomma, se si vuole assistere ad altri trionfi, nel 2025 sarà necessario invertire la tendenza di cui sopra. Magari a partire dalle “Grandi Classiche” delle prossime settimane. Se non ad Adelboden, visto lo stato di salute delle discipline tecniche, magari da Wengen, dove però non si vince da 12 anni (Christof Innerhofer a gennaio 2013).