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Oasport: Nuoto paralimpico: Super-Italia a Berlino! Morlacchi, medaglie e record
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Tour de Ski 2025: Pellegrino vicino al podio, bene Barp e Carollo. Monsorno e Cassol, ce n’è per le sprint?

Si è chiuso da nemmeno ventiquattr’ore il Tour de Ski 2025, nella sua diciannovesima edizione, nonché prima tutta su suolo italiano tra Dobbiaco e Val di Fiemme. Al solito (almeno per i tempi recenti), doppio trionfo della Norvegia, e con le sue due figure più rappresentative: Johannes Hoesflot Klaebo e Therese Johaug. Dietro la scalata norge, però, c’è anche da parlare d’Italia.

Un’Italia che ha visto in Federico Pellegrino l’uomo capace di arrivare vicinissimo a quel podio che, nella competizione, tra gli uomini manca dal 2008 (Giorgio Di Centa) e in generale non c’è dal 2011 (Marianna Longa). Il campione di Nus ha colpito ancora in più occasioni, soprattutto con il più inaspettato dei secondi posti, quello dello skiathlon dietro a un Klaebo ancora una volta in formato dominatore. C’è ancora un po’ di strada verso i Mondiali, ma considerando questo primo picco di forma, e considerando anche che la sprint a Trondheim sarà in tecnica libera, di speranze per una medaglia in quella prospettiva ce ne sono. Certo, la concorrenza è agguerrita, ma trovare una versione di Chicco che qui non va sul podio solo perché la 20 km lo tradisce è davvero tanto di guadagnato.

Dietro di lui, però, si sono viste varie buone cose. Sulla scalata finale ha fatto una bellissima figura Lorenzo Romano, 27 anni, sorpresa di giornata se ce n’è una verso il Cermis. In merito alla classifica assoluta, da rimarcare gli indubbi meriti della linea giovane: Elia Barp, classe 2002, è sedicesimo, Martino Carollo, classe 2003, è diciassettesimo. Ed entrambi hanno tenuto piuttosto bene con i big, andando anzi in crescendo di condizione da Dobbiaco alla Val di Fiemme. Chiaramente non è adesso che bisogna vederli puntare in alto, ma più avanti: come inizio non c’è male. Si conferma di buon livello nelle sprint anche Michael Hellweger, mentre per Simone Mocellini c’è ancora da rimettere carburante nel serbatoio, rimanendo solo sui nomi di maggior presa.

Per quanto riguarda le donne, invece, i veri segnali li hanno mandati Nicole Monsorno e Federica Cassol, due che a chiudere sul Cermis neppure ci sono arrivate perché non era quello il loro obiettivo. Per le due il mirino era puntato sulle sprint, e quelle hanno fatto vedere belle cose. La prima, che soprattutto in classico sa come farsi valere, in Val di Fiemme è stata seconda in qualificazione e lodevolmente vicina alla finale, con tanto di ottavo posto totale. La seconda era addirittura leader nella tappa d’apertura a Dobbiaco. Poi è uscita nei quarti, ma l’Italia sembra aver trovato qualche spiraglio di luce in fondo a un tunnel un po’ troppo infinito. E chissà, se le cose andranno nel modo sperato potremmo non essere davanti a due soli nomi per il futuro.




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