Jannik Sinner in modalità ‘seconda settimana’. Alzata a dismisura l’asticella del gioco
Jannik Sinner spazza via i dubbi. E anche Alex de Minaur: il numero 1 al mondo è di nuovo tra i migliori quattro dell’Australian Open, lasciando pochissimo spazio all’idolo di casa nei quarti di finale del primo Slam stagionale. Per lui è la quinta semifinale in un Major, in Italia soltanto Nicola Pietrangeli come lui; ormai il ragazzo di Sesto Pusteria ha imparato l’arte della gestione e di alzare i giri del motore quando la posta in gioco si alza.
Siamo chiari, con il ‘Demon’ forse non ce n’è nemmeno bisogno. Non per incapacità dell’australiano, parliamo di un top 10 conclamato, tra i migliori giocatori al mondo. Ma semplicemente al momento non ha armi funzionanti contro Sinner: poco motore per contrastare la potenza di Jannik e colpi che mettono sempre in ritmo l’azzurro, che, manco troppo casualmente, ha perso soltanto un set con l’australiano in dieci incontri. Ma ormai la capacità di gestire le energie in uno Slam è un’arte che ha interiorizzato.
Un’arte che ha reso grandissimo Novak Djokovic, nel passato e nel presente. Le prime partite di questi tornei, lunghi e faticosi, sono quasi per prendere le misure e capire quanto margine si ha rispetto agli avversari, frutto del lavoro meticoloso prima di scendere in campo e anche della classifica, che influisce, eccome se influisce. Poi, quando ci si avvicina al bersaglio grosso, ecco che si alza il volume della radio, fino a rendersi assordante per gli avversari che si mettono tra lui e il trofeo.
E così i successi meno comodi di quanto preventivato con Jarry e Schoolkate, così come nei primi turni Slam, assumono un significato diverso, quelli di un giocatore che sa di avere margine, di potersi permettere di giocare non al massimo del proprio livello per poi imprimere un paio di sgasate, mantenendo così più energie possibile per le fasi calde di uno Slam. E ne serviranno di energie contro una variabile impazzita come Ben Shelton.