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Jannik Sinner travolge un coriaceo Shelton e sfiderà Zverev in finale agli Australian Open

Un anno dopo, Jannik Sinner torna in finale agli Australian Open. Seconda volta consecutiva all’ultimo atto per il numero 1 del mondo, che batte Ben Shelton per 7-6(2) 6-2 6-2, chiude il torneo dell’americano e aspetta ora solo le 9:30 di domenica mattina, quando ci sarà la sfida ad Alexander Zverev. Quella con il tedesco sarà la prima finale Slam tra numero 1 e 2 del mondo da Wimbledon 2023 (Alcaraz-Djokovic); a Melbourne non accadeva dal 2019 (Djokovic-Nadal). Il tutto in 2 ore e 33 minuti.

Nel primo set Sinner parte (anche troppo) piano: tanti errori, passante di dritto di Shelton e break a 30. Di errori ce ne sono tanti in questa fase, Jannik manca varie occasioni per rientrare subito, poi ricomincia a ritrovare il suo gioco e si libera di molti problemi, come anche dello svantaggio, che annulla senza troppi complimenti. Durissimo il sesto gioco, in cui ci sono tante belle difese, due palle break, un punto spettacolare vinto da Shelton per togliersi dai guai e il 3-3. Tutto sembra andare verso una naturale destinazione tie-break, quando però il numero 1 del mondo incappa in un altro game brutto con il quale cede la battuta. L’americano, però, non concretizza il set point sul 40-30, con Jannik che riesce ad allungare lo scambio abbastanza da stancarlo. Il gioco si allunga, arriva anche il doppio fallo che vale il tie-break. A quel punto gli effetti mentali si fanno sentire eccome: Sinner domina e chiude sul 7-2.

L’effetto di quanto accaduto nei minuti precedenti si fa sentire eccome anche nel secondo parziale, in cui Shelton inizia a perdere quota. Ne approfitta Sinner: subito break per l’1-0 con una bella accelerazione di rovescio, poi anche chance del controbreak annullata (con dritto che il nativo di Atlanta sbaglia a campo aperto di pochissimo), quindi 2-0 conquistato con fatica. Diventa un set monotematico, quello che va avanti, perché Jannik se ne va sul 4-0 e non ha più nessun reale tipo di difficoltà nell’andare a chiudere. Potrebbe anche essere 6-1, ma sul primo set point il dritto è lungo. Poco male: servizio tenuto a zero, 6-2.

A inizio terzo parziale prova a rinvigorirsi Shelton, che gioca diversi punti di pregevole fattura con un mix di potenza e precisione, ma anche di soluzioni quasi inedite come una palla corta dopo oltre 20 colpi. Sono due le palle break di fila che l’americano si guadagna sull’1-2: Sinner, a quel punto, decide che può cominciare a chiudere bene tra dritti e servizi e si prende il 2-2. Si tratta della svolta definitiva, perché Jannik non si volta più indietro e continua a mostrare il concetto di costanza che lo ha caratterizzato finora. Un break, poi un altro, e il divario che ancora si allarga sempre di più. L’unica parvenza di preoccupazione riguarda un paio di interventi (ma senza medical timeout) del fisioterapista, che interviene sulla coscia destra probabilmente per rilasciare un po’ di tensione. Nessun problema : 6-2, seconda finale in fila.

I numeri del match dicono che Sinner è troppo efficace con prima e seconda in termini di punti vinti (75%-57% e 63%-46%), ed anche la questione vincenti-errori gratuiti è impietosa (23-26 contro 27-55). Il resto appartiene ai fattori esterni: Jannik è il più giovane a fare due finali in fila a Melbourne da Jim Courier (che, per un caso, è anche colui che effettua le interviste a bordocampo) nel 1992 e 1993, ma ha anche una striscia aperta di 88 match in fila in cui vince almeno un set. Ed è anche il secondo più giovane ad aver vinto 20 match in fila negli Slam sul veloce; solo John McEnroe più giovane. Nondimeno, i 20 match consecutivi vinti sono la striscia più lunga della sua carriera.




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