La Torre: “L’atletica ha svoltato: addio cultura dell’alibi. Doualla fuori da ogni parametro”
Antonio La Torre, DT della Nazionale Italiana di atletica leggera, è stato ospite dell’ultima puntata di Run2U, trasmissione del canale YouTube di OA Sport, e si è soffermato sul team tecnico che lo affiancherà nel prossimo quadriennio: “È una squadra confermata nel suo impianto originario e che si è arricchita di altre competenze. Tilli mi affianca con la sua expertise, c’è la conferma di Roberto Pericoli come mio braccio destro e di Tonino Andreozzi che è la storia dell’atletica giovanile da anni. Ci sono inserimenti importanti come quello di Paolo Camossi che guida i salti dopo un’esperienza in Cina e la conferma di Chicco Leporati nel fondo. Stiamo cercando di portare queste competenze nel territorio, abbiamo un compito e non possiamo sprecare il capitale umano vastissimo che si è accumulato in questi anni“.
Il Professore si è poi soffermato su alcuni aspetti del movimento tricolore: “C’è un effetto Tokyo a cui si sono sommati altri effetti. In questo quadriennio appena incominciato, tra l’altro mercoledì con due vittorie di Dosso e Coiro nel World Indoor Tour, ci sono tutte le premesse per fare bene, già tra Europei e Mondiali tra poco più di un mese. Ora ci sarà un weekend di fuoco con l’esordio di Fabbri e lo scontro titanico tra Jacobs e Lyles: siamo ripartiti con grande energia. In tutti gli impianti indoor c’è una grandissima partecipazione, frutto del fatto che Tokyo ha tolto un tappo, ma negli anni precedenti c’è stato un cambio di mentalità. La svolta è stata quando siamo diventati una squadra e il culmine è stato con la vittoria della Coppa Europa. Via la cultura degli alibi e nei giovani c’è la cultura di alzare l’asticella. Siamo usciti da Parigi come la sesta Nazione al mondo e la seconda in Europa, dobbiamo guardare verso l’alto e lo stanno facendo le giovani generazioni ricche di talento. Quando ho iniziato a fare il DT l’atletica italiana veniva citata solo per Tortu e Tamberi“.
Un interessante passaggio su Kelly Doualla, grandissima promessa del nostro panorama: “Una ragazza che a 15 anni fa la quarta prestazione mondiale under 18 e la quarta prestazione assoluta italiana è al di fuori di ogni parametro. Non esageriamo, lasciamo che la natura faccia il suo corso. Conosco il suo allenatore, è stato mio allievo all’Università e le sta insegnando a correre bene per fare modo che i pistoni di questo motore possano dare il meglio. Da un lato non bisogna frenare l’esuberanza di Kelly, al tempo stesso dobbiamo stare attenti perché se alla prossima gara dovesse fare 7.24 qualcuno parlerà subito di fallimento“.
A partire dal prossimo anno cambieranno le distanze delle gare di marcia e Antonio La Torre ha analizzato nel dettaglio la novità: “Ho un approccio laico e pragmatico, ho fatto parte del comitato che ha discusso di questo cambiamento. La proposta è di Korzeniowski, che si è accorto che la marcia rischiava di scomparire. Si è ferita una disciplina storica, ma non dimentichiamo che anche la boxe sta rischiando di uscire dalle Olimpiadi. Credo che nella mezza maratona di marcia Stano e Fortunato, se si mettessero di buona lena, farebbero poco più di 1h20: quanti amatori si devono impegnare per fare un’ora e venti di corsa? Se sapremo spiegarla bene aumenterà il rispetto nei confronti dei marciatori e della loro fatica. Affrontiamo questa sfida e facciamo in modo che la marcia assegni sempre quattro medaglie d’oro. La 35 km rischiava di diventare una 20 km più lunga, la 42 km è diversa e può differenziare tra due tipologie di marciatori: già adesso se si mettessero di impegno i marciatori farebbero meno di tre ore sui 42 km, ovvero il sogno di qualsiasi amatore nella corsa e così aumenterà il rispetto culturale e sostanziale, si domanderanno che tipo di atleti sono quelli che riescono a fare queste cose marciando“.
L’emulazione è diventato uno dei motori dell’atletica italiana, ma attenzione anche agli aspetti mentali: “La nuova frontiera dell’allenamento moderno è allenare il cervello, non soltanto con mental coach e l’attenzione agli aspetti psicologici, ma anche agli aspetti fisiologici. Stanno studiando delle forme di affaticamento a priori del cervello perché possa resistere. L’esempio di campioni come Jacobs, Tamberi, la staffetta, le imprese di Stano e Palmisano hanno scoperchiato il sipario. “Se ce l’hanno fatta loro posso farcela anche io” è diventata una frase diffusa. A me importa l’assunzione serena di responsabilità e capire come migliorare ed è in questo modo che si fanno le grandi cose: i campioni veri non cercano scuse ma trovano soluzioni“.
I giovani italiani sembrano avere un futuro radioso davanti e il Professore ha voluto analizzare alcuni aspetti: “Dobbiamo smetterla di guardare i giovani da lontano, perché hanno tanto da insegnare. Io ho avuto la fortuna di seguire Nadia Battocletti da vicino, potrebbe parlare a una platea di manager dell’industria e insegnare qualcosa. Mattia Furlani ha la capacità di parlare alla sua generazione con profondità pur restando uno spirito leggero, vive i suoi tempi. Bisognerebbe ascoltare quello che Lorenzo Simonelli ha detto al G7 di Pescara per promuovere delle iniziative dell’Italia sportiva nel mondo. Potrei raccontare la maturazione di Leonardo Fabbri, un gigante che riesce a spingere un peso con dinamismo straordinario. A me piace cogliere la grande umanità di questi ragazzi oltre alla performance, dobbiamo guardarli da vicino e non metterci su un piedistallo, ma iniziare un dialogo soprattutto se guardiamo il mondo in cui siamo: sanno esprimere dei valori, ho la fortuna di stare in mezzo a loro, dialogare con loro e ho imparato davvero tanto. Tortu nelle situazioni di maggiore tensione riesce a trovare la battuta bella, ciascuno esprime grande profondità in maniera diversa“.