Carlos Alcaraz raggiunge de Minaur in finale a Rotterdam. Hurkacz lotta, ma deve cedere
Carlos Alcaraz è il secondo finalista dell’ATP 500 di Rotterdam. Ci sarà un nuovo campione nell’Ahoy Arena, dopo che il murciano supera con il punteggio di 6-4 6-7(5) 6-3 in due ore e 19 minuti il polacco Hubert Hurkacz, mostratosi decisamente all’altezza del palcoscenico e autore di una partita molto valida dal punto di vista tecnico.
Partenza sprint per Hurkacz, veloce di braccio e anche in grado di togliere ogni genere di tempo ad Alcaraz. Il risultato è un 3-0 particolarmente rapido, che a un certo punto rischia anche di essere 4-0 e ci vuole un gran dritto incrociato in corsa del murciano per evitare guai peggiori dal suo punto di vista. Sul 4-1, il polacco fa viaggiare tantissimo sia dritto che rovescio e sale fin sullo 0-40, ma lo spagnolo gli concede molto poco nei punti successivi. Segue un lottato settimo game, nel quale Hurkacz viene spesso a rete, ma questo gioco non paga: Alcaraz recupera il break di svantaggio ed entra in vari minuti di esaltazione che lo portano ad avere quattro chance del 5-4. La quarta, peraltro, vede il polacco commettere un fatale doppio fallo; sembra la fine, invece qualche errore di troppo dell’iberico concede una chance in formato 30-40, ma arriva una seconda carica che Hurkacz non tiene in campo. Stavolta la conclusione arriva per davvero: 6-4 in 49 minuti.
Il secondo parziale inizia con le due chance di allungo immediato per Alcaraz, sulle quali è però ben presente Hurkacz. Se ne va anche una terza opportunità, poi il polacco chiude in bellezza con il dropshot. Sebbene lo spettacolo non manchi, ed entrambi i giocatori del resto si rendono assolutamente protagonisti in tal senso, non c’è alcun reale movimento verso occasioni particolari per lungo tempo. Vero è che è lo spagnolo a rischiare di più, dovendosi trovare per due volte in situazione di 30 pari. Hurkacz continua a non temere la presa della rete, a qualsiasi costo, e realizza anche diversi bei punti, facendo di questa una delle chiavi con cui rimane in partita. E lo fa anche nell’inevitabile tie-break, sul quale la sostanziale parità prevale fino al 4-4. Qui il polacco sbaglia di dritto in larghezza, ma Alcaraz gli restituisce il favore via doppio fallo e poi cede anche l’altro punto con il suo avversario che prende pian piano campo con successo. A questo punto, però, Hurkacz il set point lo sfrutta alla grande e allunga il match.
La furia sportiva dello spagnolo si abbatte sul polacco nei minuti successivi, perché il 3-0 nel terzo set arriva con impressionante rapidità. La parola controllo ideale della situazione, però, per il murciano non ha particolare senso. Sul 4-2, basta un attimo e si trova sotto 0-30 più per deconcentrazione che per altre ragioni. La ripresa è immediata, e nel seguito continuano a non mancare punti che sarebbero quasi irreali in qualsiasi altro contesto, o meglio se non si conoscessero le qualità del classe 2003. Arrivano due match point sul 5-3: il primo lo annulla Hurkacz di spinta e geometria, ma sul secondo lo schema servizio-dritto chiude due ore e 19 minuti gradevoli.
Per portare a casa il match ad Alcaraz serve l’80% dei punti vinti con la prima, una percentuale elevatissima, ma necessaria contro un’ottima versione di Hurkacz, in grado di tenerlo a bada molto a lungo. Per il murciano sarà caccia al titolo numero 17 in carriera alla 22a finale giocata.