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Luigi Lodde nuovo dt dello skeet: “Cainero non sembra intenzionata a tornare. Nuovo corso stimolante”

Un nuovo ciclo per il tiro a volo italiano. Poche settimane fa infatti il veterano della Nazionale azzurra Luigi Lodde è stato nominato nuovo Direttore Tecnico dello skeet, sostituendo così Andrea Benelli, il quale già da qualche tempo aveva manifestato la sua volontà di fare un passo indietro dopo i tanti successo ottenuti con il team tricolore.

Il Nuovo DT è stato ospite di Focus rubrica del canale YouTube di OA Sport condotta da Alice Liverani, in questa occasione affiancata da Michele Cassano – svelando le sue prime impressioni, il suo piano e il suoi progetti futuri, non nascondendo anche alcune indicazioni importanti.

In prima battuta, l’ormai ex atleta ha raccontato come si è innamorato del tiro a volo: “Ho scelto lo sport di tiro perché mio padre era un appassionato, veniva dall’attività venatoria per cui pian piano si è avvicinato agli albori del tiro a piattello in Sardegna, io l’ho seguito; poi ha costruito un campo di tiro su cui mi sono allenato fino a ieri e dove spero di poter allenare i nuovi atleti. Da lì è iniziato tutto. Le prime fucilate le ho fatte a sette, otto anni. Poi è andata avanti per ventotto anni di attività tra giovanili e Nazionale. Mio padre non mi ha visto alle Olimpiadi perché è venuto a mancare a causa di una malattia, non ha visto il meglio della mia carriera, purtroppo“. 

Il nativo di Sassari vanta a questo proposito due partecipazioni olimpiche, terminate senza medaglia ma dalle quali ha tratto diversi insegnamenti: “A Londra 2012 ho capito di essere diventato un vero tiratore perché la dinamica è stata simile a come ho ricevuto la nomina di Direttore Tecnico: ovvero all’improvviso. Al tempo ho avuto un’occasione singola per qualificarmi. E’ stata un’emozione fortissima ed ho capito di dovere lavorare per essere un vero professionista. A Rio 2016 ho invece capito che, nonostante tutto, malgrado tutta la preparazione buona che si può fare, si tratta di attimi. Per quanto sia stata bellissima come avventura, i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative. Ero in forma ma in un niente l’occasione è sfumata, non c’è stato neanche il tempo di sognare la medaglia perché è iniziata e poi proseguita male. Dopo però mi sono rialzato, ho avuto difficoltà nel continuare ma sono rinato, ho fatto delle modifiche, sono risorto delle ceneri perché ero in una condizione psicofisica difficile, non avevo voglia di sparare. Invece pian piano sono riuscito a riprendermi, tanto che i risultati migliori sono arrivati dal 2020 in poi. Detengo tutti i record, li ho fatti tutti io: quello individuale, quello delle due finali di Coppa del Mondo, quello a squadre. Evidentemente in quel periodo ho raggiunto una consapevolezza che non avevo e che non avrei raggiunto senza quelle batoste. Adesso più che una seconda o una terza avrò una prima chance, perché sarà un ruolo diverso”. 

Già perché adesso, il focus di Lodde resterà in pedana, ma in una direzione inedita: “Prendo un’eredità molto pesante. La squadra è forte. Ha già ha vinto tantissimo, il mio predecessore ha ottenuto tanti risultati, insieme abbiamo portato a casa tante medaglie. Ora mi trovo dall’altra parte. La nomina mi dà delle responsabilità che prima non pensavo di poter gestire. La Federazione ha fatto un passo importante dandomi una responsabilità illimitata, voglio ringraziare il Presidente Luciano Rossi e tutto il Consiglio: dare un incarico così ad un atleta che ha appena terminato la carriera è una bella scommessa. Mi fa ben sperare: loro ne sanno più di me a livello di gestione e di investimenti di persone o tecnici. Se hanno puntato su di me, hanno le loro buone ragioni; quindi mi fa ben sperare per il futuro”. 

Tra i primi casi di cui si è dovuto occupare il neo Direttore Tecnico spicca quello relativo alla Campionessa Olimpica Chiara Cainero, al momento ferma dopo la delusione di non essere stata selezionata per la squadra di Parigi 2024: “La squadra è aperta a tutti, ma nel senso che la mia porta è aperta a chiunque spari bene. Ho parlato con tanti ragazzi che sono, diciamo, in una seconda fascia di tiratori. Quello che più mi stimola è portarli al pari di Rossetti, Cassandro, Bacosi e così via. Con Chiara siamo amici, abbiamo fatto tante cose insieme, vissuto tante gare con tante vittorie e sconfitte. Ci ho parlato, al momento non sembra ancora convinta di sparare, vediamo se vorrà riprendere il fucile il mano. La delusione di non essere convocata a Parigi su cui aveva investito tanto è stata grande, al momento ci sta pensando. Io spero ricominci perché sa sparare, è una grande atleta ed ha una grande conoscenza dell’ambiente. Ha un’esperienza incredibile, ha vinto tutto quello che si poteva vincere. Può essere solo utile per la squadra”. 

Si prospetta un ciclo stimolante dunque per Lodde, ma quali sono le caratteristiche che non possono mancare ad un suo tiratore? “Ci vuole grande impegno, serietà, rispetto dei ruoli e dei colleghi. Ci vuole poi massima sincerità da ambo le parti; io cercherò di mettermi davanti al fatto che loro saranno artefici del loro destino. Devono investire su loro stessi, sulla loro formazione, professionalità, sul fatto di sapersi comportare e di saper gestire le gare. Pretenderò da loro il massimo dell’impegno, quello che alla fine dei conti io ho messo negli anni da atleta. Ma so già che si impegneranno fino alla morte”. 

Lodde porta con sé una grandissima esperienza in pedana, per una carriera in cui ha coronato tantissimi sogni ma anche realizzato molteplici sbavature: “L’errore che ho fatto troppe volte è stato sottovalutare me stesso e non credere di riuscire a raggiungere un certo risultato. A volte mi ha aiutato, spingendomi a lavorare di più. Altre volte mi ha frenato; vorrei portare i ragazzi ad una consapevolezza maggiore che viene dalla realtà delle cose“.

La stagione, ormai alle porte, si articolerà in due fasi ben evidenti: “Il calendario sarà particolarmente compresso nella prima parte della prima fase, con due Coppe del Mondo vicine: una in Argentina ed una in Perù. Ci sarà un impegno federale quando saremo in Argentina con la prima a squadra. Prima di maggio ci saranno la Coppa del Mondo e qualche prova di qualificazione al Campionato Italiano. Le gare importanti, che poi importanti lo sono tutte, saranno queste. Poi ci saranno gli Europei a luglio in Francia e i Mondiali in Grecia ad ottobre.” 

Flessibilità sarà la parola d’ordine della gestione Lodde: “Sicuramente dal punto tecnico bisogna lavorare molto sull’abilità dei movimenti, sulla fluidità e sulla capacità di correzione in corso. Noi affrontiamo gare in due giorni dove le condizioni sono diverse a livello di luce e di cambi di visibilità; bisognerebbe essere capaci di fare un gesto tecnico pulito e costante ma di avere anche la capacità di saperlo correggere in corso d’opera. Se io sono abituato a fare un gesto sul piattello, devo essere capace di gestirlo, specie in ottica Finali. Per cui fare un movimento tecnico preciso è ok, ma non è determinante al fine di colpire un bersaglio. I miei atleti devono essere capaci di valutare il momento, di rallentare, di accelerare, di gestire“. 

Si tratta infine di una nuova sfida tutta da vivere, in uno sport considerato minore ma che guarda al futuro: “Ci vuole una sensibilizzazione maggiore verso le armi, che non sono fatte per offendere ma devono essere considerate come attrezzi sportivi. Martedì ero a Roma con la Commissione Tecnica, è un ragionamento che stiamo cercando di affrontare per cercare di incrementare le base: più aumenta, più troveremo dei Campioni. Non è facile, l’ambiente del tiro è stato sempre collegato all’attività venatoria che in Italia non è ben vista. Sicuramente non è semplice, ci vorrà tempo ma si sta cercando di ampliare. Il movimento è vivo, i Gruppi Sportivi ci stano dando una grande mano, io faccio parte dell’Esercito, ma stanno lavorando bene anche Vigili Del Fuoco, l’Aeronautica, i Carabinieri e, ai tempi, la Forestale; loro fanno diventare gli atleti da amatori a professionisti. Il tiro è tra virgolette uno sport minore, dove il lato economico è importante perché non ci sono grandi fondi. Senza i Gruppi dello Stato non ci sarebbero tutte le medaglie che abbiamo conquistato. Di seguito l’intervista completa. 

LA PUNTATA DI FOCUS CON OSPITE LUIGI LODDE




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