Il presidente UCI sui Mondiali in Rwanda: “Non esiste un piano B”
Una scelta che ha stupito tutti e che continua a non convincere. I Mondiali di ciclismo si svolgeranno quest’anno in Rwanda nonostante tutti i problemi del caso, o almeno, l’intenzione è questa. Infatti prima sono arrivati i dubbi riguardanti la sicurezza degli atleti e del pubblico, visto il conflitto in corso con la Repubblica Democratica del Congo, poi la richiesta della cancellazione dell’evento da parte del Parlamento Europeo.
A rispondere, in un’intervista proprio a Kigali, è stato il presidente dell’UCI David Lappartient: “Non esiste un piano B per i Campionati del mondo di settembre. È un evento speciale per noi, poiché l’UCI celebra il suo 125° anniversario. Ecco perché abbiamo deciso di andare in Africa. Questo era il mio sogno e il mio obiettivo. Abbiamo anche una visione chiara all’interno dell’UCI su cosa vogliamo fare: ecco perché il “World Cycling Center” lavora intensamente con queste federazioni, con la CAC (la Federazione Africana di Ciclismo) e con i vari centri satellite di cui ora disponiamo. Credo che in futuro potremo davvero avere più ciclisti provenienti da queste terre. Vedo davvero un futuro luminoso in Africa”.
Da sottolineare anche il problema riguardante i costi delle varie trasferte, con il rischio di molte rinunce di lusso: “Poiché sappiamo che è più costoso venire in Africa centrale, stiamo lavorando con il governo ruandese per far arrivare altri voli RwandAir e persino per organizzare alcuni charter, in modo da poter portare un maggior numero di atleti e quindi ridurre l’eventuale costo per loro. Sappiamo che molte federazioni nazionali di tutto il mondo parteciperanno ai Mondiali. Inoltre, vogliamo assicurarci che tutte le 54 nazioni africane portino alcuni atleti. Certo, alcuni di loro non saranno ai massimi livelli, ma la loro presenza è un forte messaggio che questi mondiali sono in Africa, ma anche per l’Africa“.
E conclude: “Spero che nei giovani nasca il desiderio di andare in bicicletta, la nostra missione sarà quella di aiutarli a trovare una bicicletta, ad andare in bicicletta, a iniziare a gareggiare e così via. Ci sono molte opportunità, ma abbiamo anche uno strumento solido, il Centro Mondiale del Ciclismo, e continueremo a investire molto in Africa“.