L’antisemitismo dilaga nelle piazze: c’è pure la bandiera di Hezbollah
In un Paese democratico tutti possono e devono manifestare. Legittimo farlo contro il governo d’Israele se si crede che Netanyahu stia sbagliando tattiche, strategie e il sacrificio di vite umane sia eccessivo. Ma dietro le pseudo critiche si nasconde l’esplosione dell’antisemitismo e un fiume sotterraneo che unisce frange terroristiche nostrane a quelle mediorientali. Così ieri è apparsa una scritta fuori da una scuola elementare a Milano - «Israeliani nazisti» - e nei giorni scorsi le piazze si sono riempite di slogan contro gli ebrei, di volti celebri con la scritta «agente sionista» e, cosa che i media non hanno notato o voluto notare, nel corso della manifestazione romana al Pantheon si è vista sventolare una bandiera rossa con il logo stilizzato di Hezbollah.
Non è un vessillo qualunque. Non è nemmeno il solito vessillo giallo con scritte verdi del gruppo terroristico libanese legato agli iraniani. È qualcosa di specifico che sventola raramente. Si tratta della bandiera rossa di Hezbollah, simbolo di vendetta. In Italia non era mai apparsa. E anche in Medio Oriente è stata fotografata due volte nell’ultimo anno. Vicino alla torre delle telecomunicazioni della base di Al-Rahib, al confine israelo-libanese, dopo che diverse squadre di Hezbollah erano riuscite a prendere mezza postazione. Il simbolo è chiarissimo. Una minaccia di ritorsioni dopo aver subito perdite militari. Oggi le perdite da parte di Hezbollah sono migliaia. Prima le esplosioni dei pager e dopo il colpo mortale che ha travolto il numero uno, Hassan Nasrallah.
È bene dirselo subito. Il vessillo rosso vicino al Pantheon è una minaccia terroristica sul nostro suolo. Sta a indicare il livello di infiltrazione non solo ideologica, ma anche logistica. Lì, attorno a quella bandiera, ci sono i Carc, gli stessi che a fine agosto hanno redatto una lista di proscrizione con il classico linguaggio estremista anni Settanta. In quella lista decine di persone. Tre molto note ai lettori della Verità. Il direttore, Maurizio Belpietro, Mario Giordano e Paolo Del Debbio. Più si complica la situazione bellica in Medio Oriente (l’eventuale invasione di terra del Libano accenderà ancora di più gli animi), più la filiera che unisce i diversi livelli terroristici si stringe. Nessuno può escludere che colpisca in Italia.
Per questo sarebbe il caso di aprire gli occhi. Invece, vediamo continuamente i maestri a sinistra creare cortine fumogene. Giustificare, snocciolare distinguo con il chiaro obiettivo di realizzare una netta rimozione della realtà. L’obiettivo è far dimenticare ciò che è avvenuto il 7 ottobre. Far dimenticare il pogrom di Hamas, gli stupri e i rapimenti. È chiaro che senza questo dettaglio (lo diciamo in senso ironico) fare i distinguo è molto più semplice. In Italia il ministro Matteo Piantedosi ha vietato manifestazioni di piazza per celebrare il pogrom del 7 ottobre. Eppure poco più di due settimane fa Shoukri Hroub, presidente dell’Unione democratica arabo palestinese, ha detto esplicitamente di voler organizzare manifestazioni per il 5 ottobre, il sabato palestinese. Non si è limitato a dirlo. L’ha fatto mandando pizzini. «Noi ci saremo a Roma in qualunque caso, perché non possiamo arretrare di fronte al massacro nei confronti del nostro popolo. Ma il ministro fa il ministro, noi facciamo la lotta in piazza, lo sappiamo fare. Pensiamo che è molto sbagliato impedirci di manifestare, anche perché è un attacco forte alla Costituzione italiana e oltre che al diritto del popolo palestinese alla sua autodeterminazione, libertà e liberazione. Meditate un po’ su quello che fate, che è importante». Una frase che vale la pena riportare per intero. Come vale la pena ricordare che in Spagna il ministero dell’Interno sta valutando se autorizzare manifestazioni pro Pal e pro Hamas. Vale la pena ricordare che l’università di Yale, una di quelle un tempo prestigiose, ha dato l’autorizzazione per una veglia silenziosa per ricordare i morti israeliani e palestinesi del 7 ottobre. Solo che quel giorno non ci sono stati morti palestinesi.
Il tema è semplice e complicato al tempo stesso. L’Occidente sarà pieno di difetti e di storture, ma di là c’è la volontà di annientare la nostra cultura e le nostre vite. Nello statuto di Hezbollah c’è scritto che gli ebrei vanno eliminati e dopo che toccherà ai cristiani. Pensate se oggi fosse in vita Oriana Fallaci che cosa ci direbbe. Che cosa direbbe a una inviata come Carmen Lasorella, che dopo aver trascorso anni alla tv di San Marino, ora appare sugli schermi di La 7 per spiegarci che Hezbollah è un sistema nel sistema che si occupa di welfare, di sanità e di educazione. Immaginiamo che antiterrorismo e Digos indagheranno su chi ha sventolato la bandiera rossa di Hezbollah, ma i cattivi maestri sono un fatto di cultura e quelli si combattono con l’orgoglio di essere occidentali.