Coldplay: la recensione di Moon Music
Le leggi del cosmo, l'amore universale che alla fine è l'unica cosa che conta. Hanno scelto questa direzione concettuale i Coldplay per le canzoni del nuovo disco, il terzultimo della loro carriera se terranno fede a quanto hanno dichiarato, e cioè che si scioglieranno dopo 12 album.
A proposito di Moon Music (la copertina è uno scatto dell’arcobaleno lunare del fotografo argentino Matías Alonso Revelli ) Chris Martin ha dichiarato: “È il modo in cui noi, come band, ci sentiamo su tutto. Il modo in cui cerchiamo di rimanere positivi in un mondo in cui sembra che ci sia così tanta negatività. Il modo in cui cerchiamo di tenere insieme le cose, quando ci sono forze che cercano di separarle”.
Detto questo, l'album è il sequel ideale di Music for the spheres, un inno alla resilienza che in alcuni testi suona francamente ingenuo e semplicistico. Se parliamo di musica, i momenti migliori sono quelli in cui la band prende le distanze dagli standard pop che le hanno consentito di riempire le arene di tutto il mondo. Le atmosfere eteree e dilatate dell'iniziale Moon Music (con Jon Hopkins) lasciano ben sperare per il resto del disco, ma poi inizia feelslikeimfallinginlove con i suoi "la la la" la cassa in quattro e una linea melodica bubble gum che sembra di aver ascoltato mille volte.
Non mancano gli inni da Dancefloor come We pray (featuring Little Simz, Burna Boy, Elyanna & Tini e, tra gli autori, Jay-Z) e Good feelings, una delle cosi migliori dell'album, che nei crediti annovera Nile Rodgers. In ogni caso è bene ripeterlo, le highlight del disco corrispondono ai momenti in cui i Coldplay dismettono i panni dell'ottimismo universale in salsa electropop.
Alien Hits Alien Radio è un buon pezzo, un lampo di creatività con un campionamento della scrittrice e attivista per i diritti civili Maya Angelou. Non è poi difficile immaginare gli stadi che vibrano al ritmo di Aeterna, mentre All my love si candida ad essere una delle ballad preferite dai fan della band.
A chiudere in bellezza e in chiave onirica un disco tra luci e ombre i quasi sette minuti di One World con la presenza di Brian Eno alla voce e alle tastiere (oltre alla figlia di Martin, Apple).