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Milano nuova capitale dei Datacenter

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La tecnologia corre veloce e con l’intelligenza artificiale ha messo il turbo. Chi riesce a elaborare i dati in modo più rapido e a immagazzinarne il più possibile, ha fatto bingo. E l’Italia si sta mettendo al passo grazie a investimenti importanti, intorno a Milano. Ma prima serve ricordare di cosa parliamo. Il concetto chiave è quello di «data center», ovvero un luogo in cui sono conservati i computer e le relative apparecchiature hardware. Serve a ogni azienda per eseguire le applicazioni web, offrire servizi ai clienti, vendere prodotti o far funzionare le applicazioni. Fino a qualche anno fa questa struttura fisica era collocata in una stanza. Poi lo sviluppo del «cloud computing» (tutto, dal calcolo all’archiviazione, è affidato a Internet) ha fatto nascere la necessità di grandi centri per i dati esterni, gestiti da società che offrono l’infrastruttura come servizio. E adesso che c’è l’intelligenza artificiale, la domanda di sistemi di calcolo sempre più veloci ha spinto la richiesta di strutture ulteriormente sofisticate. Gruppi come Google, Microsoft, Meta e Amazon stanno investendo pesantemente sul settore: nel 2024 complessivamente 115 miliardi di dollari per avere sistemi avanzati che consentano di sviluppare e distribuire modelli di Ia più efficienti, 40 miliardi solo da Microsoft, che ha annunciato un piano da 80 miliardi.

L’Italia, dicevamo, si sta mettendo al passo. Secondo l’ultima ricerca dell’Osservatorio Data Center del Politecnico di Milano, in questo genere di strutture situate attorno al capoluogo lombardo, tra il 2023 e il 2024 sono stati investiti circa cinque miliardi di euro, e nel biennio appena iniziato (2025–2026), tra progetti iniziati e in fase di avvio, la posta in gioco raddoppia, a oltre 10 miliardi. Per esempio AWS (Amazon Web Services), presente dal 2016, ha investito due miliardi di euro fino al 2020 per la creazione della prima AWS Region a Milano, cui si aggiunge l’annuncio di un investimento di 1,2 miliardi per l’espansione di due nuovi siti. Invece Microsoft ha presentato un piano da 4,3 miliardi di euro per il prossimo biennio. Questi centri di elaborazione ormai occupano una superficie complessiva di oltre 333 mila metri quadrati (+15 per cento sul 2023), e le previsioni sono che si raddoppi entro i prossimi 24 mesi. Nel giro di due anni, Milano diventerà una piazza molto interessante a livello europeo. Tale fermento è spinto anche dall’attuale lacuna normativa del nostro Paese che non pone tanti vincoli. Le regole comunque arriveranno. È all’esame del Parlamento un disegno di legge che porterà a un ambiente favorevole per l’attrazione e lo sviluppo di queste infrastrutture strategiche.

C’è però un nodo da sciogliere: l’energia. Ne occorre tanta per far funzionare i mega computer come pure serve tanta acqua per il sistema di raffreddamento. Si prevede che il consumo globale dei data center possa superare il 5 per cento della domanda elettrica mondiale entro il 2030, con quelli per l’Intelligenza artificiale che ne rappresentano una quota sempre crescente, necessitando con l’attuale tecnologia di una quantità di energia superiore ai tradizionali centri di elaborazione. Un rapporto di dicembre scorso del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti stima che entro il 2028 il settore consumerà fino al 12 per cento dell’elettricità totale degli Usa. Sette Stati quali Virginia, Oregon, New York, California, Connecticut, Maryland, Arkansas hanno presentato o intendono presentare, come riferisce Bloomberg, alcuni progetti di legge per regolamentare il settore e mettere in sicurezza la rete elettrica. La Virginia, considerata capitale mondiale dei data center, in quanto ne possiede a centinaia, ha introdotto una serie di norme a tutela dell’ambiente e dei consumatori. Una di queste prevede, a partire da maggio 2026, l’obbligo di segnalare ogni tre mesi il consumo di acqua ed energia.

Si stima che i data center di Google consumino circa 1,3 miliardi di metri cubi l’anno di acqua. ChatGPT utilizzi circa 500 millilitri di acqua per ogni 20-50 conversazioni realizzate. «Se 100 milioni di utenti ChatGPT avessero una conversazione ciascuno, il consumo sarebbe di 50 mila metri cubi» spiega Giovanni Brussato, ingegnere minerario, tra i più accreditati studiosi in materia. «Senza contare che i data center dipendono dal metallo della transizione verde per eccellenza, il rame. Il centro dati di Microsoft a Chicago ha richiesto oltre 2 mila tonnellate di questa materia prima per la sua realizzazione. Entro il 2030, solo per le infrastrutture americane, si prevede una domanda annua di rame di circa 250 mila tonnellate». Il problema si porrà a breve in modo più impellente anche nel nostro Paese. Milano, in particolare, patisce spesso il fenomeno dei blackout. La città è energivora ed è chiaro che la vecchia infrastruttura elettrica non riesce più a soddisfare il fabbisogno nei periodi di picco. La domanda perciò è d’obbligo: ci sarà sufficiente energia per tutti?

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