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AFD, l'ultra destra piace ai «nuovi tedeschi»

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«Un voto aperto a tutti. Anche all’AfD». A due settimane dalle elezioni del 23 febbraio per il rinnovo del Bundestag, Friedrich Merz, il candidato cancelliere del blocco moderato Cdu-Csu ha rimescolato le carte della politica tedesca con un disegno di legge per facilitare le espulsioni di stranieri irregolari. Un progetto reso tanto più urgente dai fatti del 22 gennaio ad Aschaffenburg, la città bavarese sconvolta dall’accoltellamento in un parco pubblico di una bambina di due anni da parte di un 28enne afghano «doppiamente» illegale in Germania. La prima volta perché due anni prima aveva presentato la domanda di asilo pur essendo entrato in Europa dalla Bulgaria; la seconda per essere rimasto sul suolo tedesco anche dopo che la sua domanda di asilo era stata respinta. Ad Aschaffenburg la bambina è morta, con lei è deceduto il passante che ha cercato di difenderla mentre un altro minore e un altro adulto sono rimasti feriti nell’ultimo di una lunga serie di attacchi all’arma bianca compiuti da giovani stranieri. Attacchi spesso accompagnati, non in questo caso, dal grido Allahu akhbar!. Ad Aschaffenburg è finita anche la pazienza di tanti tedeschi e Merz ne ha approfittato per rompere una volta per tutte con la politica «delle porte aperte» dettata nell’estate del 2015 da Angela Merkel, sua storica avversaria in seno alla Cdu.

L’aspirante cancelliere le porte le ha aperte, invece, a tutti i parlamentari pronti a votare il progetto di legge, inclusi i sovranisti di Alternative für Deutschland. Un modo per stanare socialdemocratici e Verdi, con i quali dovrà comunque governare nella prossima legislatura, ma i due partiti hanno respinto il compromesso, più interessati ad accusare Merz di aver aperto a una convergenza politica con la bestia nera (anzi bruna) della politica tedesca. Le mozioni sono così state approvate con i voti dei moderati, dei Liberali e di Alternative, consapevole però che un solo voto non basterà a sdoganarla. Per il co-presidente del partito Tino Chrupalla la conventio ad excludendum finirà quando saranno altri partiti ad appoggiare proposte di AfD. Intanto però all’ultimo congresso, la direzione ha deciso di tagliare i ponti con Junge Alternative (Ja), l’organizzazione che, pur separata da AfD, ha sempre rappresentato la sua ala giovanile: nel 2023 i servizi di intelligence l’hanno catalogata come «gruppo estremista di destra». Una svolta moderata? Conrad Ziller, professore di Scienze politiche all’Università di Essen-Duisburg non ci crede, e a Panorama afferma che la mossa «non serve a rompere i legami con l’estremismo, bensì ad apparire più seri agli occhi del pubblico con una nuova organizzazione giovanile, contrastando così possibili procedimenti di esclusione».

Ziller non crede neppure che Merz riconquisterà i voti perduti a favore dell’AfD con un giro di vite contro gli stranieri: «La ricerca ci insegna che questo non funziona. Il discorso diventa sempre più aggressivo e le fasce di popolazione critiche nei confronti dell’immigrazione non si possono riconquistare, ma continuano a votare per i populisti di destra». Al partito sovranista Ziller contesta l’attitudine a «infiammare il sentimento antidemocratico tra la popolazione in particolare attraverso i social media così come l’intenzione di indebolire i principi e le istituzioni». Viene però da domandarsi se Alternative stia cambiando: i suoi dirigenti continuano a oscillare fra moderazione ed estremismo. Nello stesso congresso, la «front woman» del partito Alice Weidel ha promesso di abbattere tutte le pale eoliche tedesche, dimenticando che oggi producono il 29 per cento dell’energia consumata in Germania. Forse però stanno cambiando gli elettori: la forte crescita del partito, il secondo su scala nazionale con oltre il 20 per cento dei consensi nei sondaggi, fa sì che oggi per AfD non votino solo più i maschi 40enni della Germania Est con basso titolo di studio, ma anche tanti elettori con origine migratoria, cittadini tedeschi da una generazione e ostili agli irregolari entrati nel Paese. Lo spiega uno studio di prossima pubblicazione del Centro tedesco per la ricerca sull’integrazione e la migrazione (DeZIM). Secondo lo studio i «nuovi» elettori non sono più ostili all’AfD dei «vecchi» votanti. Il che spiega perché il partito sovranista cerchi voti fra chi ha radici russe e turche: in quelle comunità c’è il maggior numero di nuovi cittadini tedeschi. Un piccolo segnale di apertura è arrivato anche dal mondo dell’industria. L’Associazione federale per l’ingrosso e i servizi (Bga) ha chiesto ai suoi iscritti come reagirebbero se AfD o il partito «rossobruno» Bsw andassero al governo: il 17 per cento degli imprenditori riterrebbe «utile» il loro contributo e un altro 21 «non dannoso».




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