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Sapore di Mare: Il musical che ha il gusto di una festa anni Sessanta

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“Uno stabilimento balneare è come una piccola comunità, la gente si conosce da anni ed è legata da piccoli intrighi da spiaggia che servono a uccidere la noia e passare il tempo”: con questo incipit, inizia il film dei fratelli Vanzina “Sapore di mare”, anno 1983, precursore dei moderni cinepanettoni, ambientato in una lontana Versilia degli Anni Sessanta.

Qualche decennio più tardi, nel 2024, con una brillante idea, la produttrice Monica Savarese, amante del film, ma soprattutto della sua colonna sonora, decide di regalare nuova vita al lungometraggio, sotto una forma diversa; diventerà un musical, scritto e diretto da uno dei migliori registi di spettacoli musicali a livello internazionale: Maurizio Colombi.

“All’inizio ero un po' titubante, sono sincero. Rivisto oggi, quel film appare decisamente demodé; in più nel film c’erano attori come Christian De Sica e Jerry Calà, due personaggi fortissimi, la cui personalità andava oltre a alla semplice recitazione. E questo ne complicava la realizzazione” continua Colombi “la colonna sonora però era pazzesca”.

Aveva già capito che quella musica, ascoltata in sottofondo nel film ricreava l’atmosfera, facendoti immedesimare in quegli anni, ma quelle stesse canzoni, portate su un palco e fatte cantare da dei performers, avrebbero contribuito a realizzare uno spettacolo straordinario; anche perché, strano ma vero, mai nessuno aveva realizzato un musical in Italia, sulla colonna sonora degli Anni Sessanta!

“Mi sono reso conto, ascoltandole, che quelle canzoni non sono semplicemente un evergreen, brani che vanno ancora di moda, sono diventati folklore. I pezzi di Mina, Celentano o “Fatti mandare dalla mamma” di Gianni Morandi, hanno fatto quel passaggio, quello switch che li ha classificati come parte della nostra cultura popolare italiana.”

La trasposizione teatrale è leggermente diversa dalla versione cinematografica. La storia in linea di massima è la stessa, ma il copione teatrale di Sapore di mare l’ha scritto Maurizio Colombi, rivisitando un po' le situazioni e dando più spessore ai personaggi.

“La differenza con il film è che qui gli attori cantano i brani e li ballano, per cui la difficoltà maggiore è stata nel contestualizzare le canzoni. Per esempio, quando Luca deve baciare Marina, ho ricreato una scena ad hoc,cosicché dopo il bacio, Luca possa cantare “Il tuo bacio è come un rock”, oppure i due marchesini innamorati di Giorgia (e non corrisposti) canteranno “Una ragazza in due”.

Un lavoro assolutamente non indifferente che ha richiesto un diverso valore da dare ai personaggi; ogni dettaglio viene curato (non che ci fosse il minimo dubbio) e ogni canzone trova il proprio perfetto contesto.

Perché i veri protagonisti non sono gli attori, non è nemmeno il film, le protagoniste assolute sono tutte le splendide canzoni, che nel film non potevano emergere, perché erano solo dei sottofondi. In Sapore di Mare - Il musical (in scena in tutta Italia fino al 13 aprile) sono cantate e ballate.

Si va a teatro, ma si va soprattutto a una festa dei favolosi Anni Sessanta, si va a ondeggiare al “Bandiera Gialla”, con una band dal vivo, proiettandosi in un clima da fiaba!

“I colori che ho scelto, insieme agli effetti delle luci, hanno creato un effetto per cui lo scenario si fonde col mare, si vede il tramonto, la luna, il sole che sorge e che scende, il tutto con dei colori fiabeschi. Questa storia realistica italiana diventa qui una fiaba.”

Anche nella scelta dei costumi, disegnati da Diego Dalla Palma – curatore anche di acconciature e trucco– il regista si è soffermato tantissimo.

“Diego ha una genialità prorompente, sembra un ragazzo, è pieno di entusiasmo. Ha fatto (su mie indicazioni) dei costumi che potrebbero apparire eccessivi. Ma è una mia scelta precisa. Non volevo il prêt-à-porter. Io volevo l’alta moda!”

E la bravura di Diego della Palma e i suoi collaboratori, fuoriesce anche nella parte finale dello spettacolo.

“Nel musical la parte più difficile da ricostruire è stato il passaggio dagli Anni Sessanta agli Anni Ottanta, perché gli attori devono essere “invecchiati” in poco tempo. Mentre avviene il passaggio, un ottimo Paolo Ruffini riveste il ruolo di un Puck shakespeariano, parlando con i personaggi e consigliandoli nell’animo”.

Senza spoilerare nulla, diciamo solo che quando si riapre il sipario sulla Capannina, ogni personaggio abbraccia il proprio destino con una buona dose di divertimento, spazzando via quel velo malinconico presente nel finale del film.




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