Ozempic: adesso riduce anche il consumo di alcol
Adesso manca solo una sigla degna delle sue gesta. O meglio, una marcia trionfale. La sua specialità? Aiutare il genere umano. Per chi ancora avesse dei dubbi, stiamo parlando dell’Ozempic. Più volte nelle pagine di Panorama siamo tornati sull’argomento. La collega Maddalena Bonaccorso per prima lo ha definito come il “supereroe della salute”. E non a torto. Si tratta, infatti, di un farmaco ideato per combattere il diabete di tipo 2 che in breve tempo si è dimostrato efficace contro una panoplia di patologie. Aiuta a dimagrire, riduce l’insorgenza di infarti e ictus per chi soffre di obesità. Ma non solo: è anche un prezioso alleato per combattere i disturbi cardiovascolari.
Da poco, invece, ha sviluppato un nuovo superpotere: non solo riesce a frenare il desiderio di mangiare, ma in molti casi induce le persone a bere meno alcol. Quella che si delineava come una mera ipotesi, adesso viene confermata dal primo studio clinico sul tema. La ricerca è stata condotta su 48 individui nell’arco di nove settimane. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al primo è stato somministrato l’Ozempic a basse dosi, mentre il secondo ha ricevuto un placebo. Il risultato? Coloro che avevano assunto il farmaco hanno visto ridurre significativamente la volontà di ricorrere a bevande alcoliche. Il tutto è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA Psychiatry. L’esperimento è stato condotto presso l’Università del North Carolina sotto la guida attenta del dottor Christian Hendershot. Che per l’occasione ha deciso di trasformare il laboratorio in un ampio soggiorno. L’obiettivo era renderlo il più simile possibile alle tipiche case americane. Schermi accesi trasmettevano documentari di National Geographic, mentre i partecipanti avevano a disposizione un bar rifornito di ogni tipo di cocktail. “Erano liberi di bere quanto volevano, fino a un limite da noi stabilito”, ha dichiarato Hendershot. Che non nasconde il suo entusiasmo.
Tuttavia, si tratta ancora di uno studio esiguo per dimensioni e durata. Per l'avvenire si attendono lavori maggiormente complessi e che riescano a fornire risposte più esaurienti. Anche su eventuali effetti collaterali, come ha giustamente sottolineato il dottor Daniel Trucker, professore di medicina all’Università di Toronto e pioniere della ricerca su questa classe di farmaci. Importanti scenari per il futuro sono stati tracciati. Mentre l’Ozempic sta toccando il suo picco di popolarità. Un recente sondaggio di Associated Press ha messo in luce come più della metà degli americani si dichiari favorevole a curare l’obesità ricorrendo a tali medicinali. Forte scettiscismo rimane sugli adolescenti e su chi ne fa un uso smodato per rincorrere canoni estetici irrealizzabili. Ma non solo; come ogni avvenimento umano, non è tutto oro quel che luccica.
Ciò che preoccupa di più è il prezzo dell’Ozempic. Il rischio concreto è che diventi un elisir in mano di pochi fortunati. E si tratterebbe di un controsenso. Sono, infatti, i ceti meno abbienti a essere maggiormente colpiti da patologie come l’obesità. E gli Stati Uniti ne sono la prova. Da mesi è in corso un braccio di ferro tra governo e aziende farmaceutiche per permettere un accesso più equo a questo tipo di medicinali. Come abbiamo già spiegato in articoli precedenti, non basta una sola puntura o dose affinché la terapia abbia successo. Ma spesso bisogna farne uso per tutta la vita. In Paesi come il Regno Unito, ad esempio, il Sistema Sanitario Nazionale (NHS) si occupa delle spese solo per i primi due anni. In futuro capiremo meglio l’impatto effettivo dell’Ozempic e dei suoi affini. Miglioreranno lo stato di salute a livello globale? O rimarranno un efficace rimedio per pochi privilegiati? Staremo a vedere.