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Djokovic e l'esercito dei nemici di Sinner

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Jannik Sinner sta trascorrendo qualche giornata di vacanza, lontano da occhi indiscreti e soprattutto distante dal circo del tennis. Non può praticarlo da atleta e nemmeno da spettatore almeno fino al 13 aprile, giorno in cui potrà ricominciare ad allenarsi in maniera ufficiale: così prevede il protocollo dell'accordo siglato con la Wada che ha chiuso la vicenda del Clostebol sancendo uno stop di 3 mesi per il numero uno del tennis mondiale. Sinner non c'è, eppure tiene il centro della scena.

L'ufficializzazione dell'intesa con l'agenzia mondiale antidoping ha dato il via libera agli istinti repressi di tanti che non vedevano l'ora di attaccare l'azzurro accusandolo di aver ricevuto un trattamento di favore. L'ultimo ad unirsi al coro è stato il nome più pesante perché un conto è se ad esprimersi è il solito Kyrgios, un altro è se a mettere la faccia e la firma sotto il ragionamento è Djokovic. Il quale, però, ha usato una tattica particolare per attaccare Sinner: lo ha definito innocente, al pari della Swiatek protagonista anch'essa di una storia simile chiusa con un patteggiamento veloce, ma allo stesso tempo ha dato voce ai malesseri di spogliatoio di tanti presunti colleghi: "Ho parlato con diversi giocatori, non solo negli ultimi giorni ma anche nei mesi precedenti. La maggior parte di loro non è soddisfatta di come è andato l'intero procedimento e non pensa che sia stato giusto. Molti credono che ci siano stati favoritismi”.

Una forma di ribaltamento della realtà. Nelle stesse ore in cui Djokovic prendeva posizione, infatti, la Wada chiariva i contorni della vicenda attraverso la testimonianza scritta pubblicata da La Stampa di James Fitzgerald, responsabile della comunicazione: l'accordo con Sinner deciso perché lo scenario dell'atleta era scientificamente documentato e applicato come in altre decine di casi dal 2021, quando la possibilità di chiudere prima del giudizio è stata introdotta nel codice della stessa agenzia. Caso Sinner trattato in modo "aperto e trasparente con i fatti disponibili e di dominio pubblico" la chiosa finale.

Esattamente il contrario di quanto sostengono Djokovic, Wawrinka, Kafelnikov, Kyrgios e gli altri che hanno preso parola per gettare ombre sull'azzurro, difeso a spada tratta da tutto il sistema sportivo italiano con in prima fila il presidente del Coni, Giovanni Malagò, arrivato a mettere nel mirino la Wada e i suoi sistemi in un momento in cui l'agenzia è già sotto attacco per la storia dei nuotatori cinesi graziati in massa che ha fatto infuriare gli Stati Uniti che hanno bloccato il loro pagamento da oltre 3 milioni di euro per far funzionare oltre la Wada stessa.

Da qui al 4 maggio e anche oltre, però, è del tutto evidente che Sinner dovrà subire questa guerra di logoramento di colleghi e avversari che tentano di sporcarne l'immagine e indebolirne la leadership tecnica sul tennis al di fuori del campo, dove Jannik ha dimostrato di essere dominante. La realtà dice che nessuna delle aziende che ha affiancato il proprio brand a lui ha deciso di fare un passo indietro, anzi. L'altoatesino è una macchina da soldi: le vittorie nel circuito ATP gli hanno già garantito montepremi per 36 milioni di euro più l'assegno da quasi 6 incassato nell'esibizione invernale in Arabia Saudita. Con lui lavorano una decina di aziende che, secondo le ultime stime, gli garantiscono introiti per 40 milioni a stagione.

Chi fa girare il mondo dello sport business, insomma, ha già deciso: Sinner è innocente e la sua immagine non è stata sporcata da un accordo che tecnicamente non è un patteggiamento e tanto meno un'ammissione di colpa, seppure parziale. I tre mesi di sospensione gli costeranno qualche milione di euro di potenziali premi nei tornei che dovrà saltare: Doha, Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid. Ed eroderanno una parte dell'enorme vantaggio accumulato nel ranking ATP.

Al momento dello stop ne aveva 11.330 contro gli 8.085 di Zverev e i 7.460 di Alcaraz; Sinner non potrà difenderne 1.600 conquistati nello stesso periodo del 2024 e, pur restando quasi certamente in vetta alla classifica, dovrà poi fare gli straordinari dall'estate per confermarsi. Chi dice che l'intesa con la Wada è stato un modo di uscirne dalla storia senza pagare pegno, dunque, mente.




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