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La debolezza di Macron sulla crisi ucraina

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È altamente improbabile che il vertice parigino sull’Ucraina, convocato da Emmanuel Macron, si rivelerà foriero di svolte significative. È chiaro che l’iniziativa del presidente francese era un modo per far sì che Parigi potesse recuperare peso nel processo diplomatico ucraino, soprattutto dopo che l’amministrazione Trump aveva annunciato di non voler includere l’Ue nei negoziati di pace. Macron puntava quindi a rilanciare il proprio ruolo di mediatore, ponendosi, al contempo, come punto di riferimento per l’intera Unione europea. In quest’ottica, il leader francese ha cercato di aumentare il proprio prestigio, invitando anche il premier britannico, Keir Starmer. Insomma, Macron nutriva obiettivi ambiziosi. Obiettivi che rischiano tuttavia di risolversi in un buco nell’acqua.

Innanzitutto, gli inviti selettivi del presidente francese hanno irritato quei Paesi europei che non sono stati coinvolti nel summit. La presidente slovena, Natasa Pirc Musar, ha per esempio criticato l’iniziativa francese, sostenendo che abbia lanciato un “messaggio sbagliato”. Insomma, anziché promuovere l’unità del fronte europeo, Macron, con il suo vertice, rischia di averla ulteriormente indebolita. In secondo luogo, il capo dell’Eliseo ha fallito nel cercare di ritagliarsi il ruolo di interlocutore privilegiato della Casa Bianca. Il presidente francese ha avuto, sì, un colloquio telefonico con Donald Trump prima del summit. Tuttavia, l’inquilino di Downing Street, che era presente alla conferenza parigina, ha reso noto che avrà un incontro col presidente americano la prossima settimana. Senza poi contare che il leader francese è assai lontano dalla profonda sintonia politica che attualmente si registra tra Trump e Giorgia Meloni. Un terzo problema per l’efficacia del vertice parigino è sorto sulla questione dell’invio di truppe europee in Ucraina. Se la Svezia si è mostrata possibilista, la Germania ha tirato energicamente il freno a mano. Che il fronte europeo si mostri diviso su una questione tanto cruciale, la dice lunga sulle chances di successo del summit di Parigi.

Un ulteriore problema per Macron risiede nella debolezza francese. E non ci riferiamo soltanto al fatto che, ormai da molti mesi, l’inquilino dell’Eliseo appaia politicamente traballante in patria. Il tema è più complesso. Da quando è iniziata l’invasione russa dell’Ucraina, Macron ha cercato di imporsi sulla scena internazionale, facendo tutto e il contrario di tutto. Nel 2022 e nel 2023, si atteggiava a mediatore, esortando a tenere una linea non troppo severa nei confronti di Mosca. Poi, dall’anno scorso, si è riscoperto falco antirusso. In entrambi i casi, il leader francese non si è mostrato realmente incisivo per quanto concerne la crisi ucraina. A questo aggiungiamoci i problemi strutturali che la Francia ha in termini di hard e soft power. Negli ultimi tre anni, Parigi ha perso significativamente influenza sulla regione del Sahel, dovendo ritirare le proprie truppe da vari Paesi dell’area. Un insieme di circostanze che ovviamente indebolisce l’immagine internazionale del capo dell’Eliseo. E che mette anche in dubbio la sua effettiva forza sul piano diplomatico.




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